domenica 31 gennaio 2010

ANDROJINN: Crisi metropolitana



Come tornare alla natura partendo dall'appartenenza metropolitana?


Ricostruire un corpo umano nell'ambiente naturale: ossa di animali, terra come pelle, legno i muscoli, forse pietre in alcuni organi.


La vita riparte! Ecco i vegetali farsi avanti sulla pelle, il corpo prende vita e respira! anche i polmoni sono sistemati. L'acqua dà la vita e l'erba cresce e verdeggia sulla superficie

Insetti da minuscoli via via sempre più grossi invadono il legno, il marciume vegetale e organico delle ossa. Migliaia di milioni di specie diverse si contendono lo stesso corpo. Ecco la ricchezza genetica!

I sali minerali dalle pietre scorrono alla terra; l'azzoto dall'aria, le parti organiche daranno proteine. Col tempo si creeranno vene, gallerie e percorsi del materiale vivente. Un cuore astratto pomperà questo umus per tutto il corpo ricostruito.

Tutti i giorni, con perfetto tempismo, il sole irradierà di calore la superficie verde tesa allo spasmo al cielo. Il cilco degli elementi in un piccolo corpo sta funzionando.


La meraviglia della macchina naturale è all'opera.


alla fine una domanda rimane lecita, Cos'è una persona nella sua città?


ANDROJINN

3 commenti:

  1. ma soprattutto cosa fa una persona per "cambiare" la propria città e per non farla marcire???
    resta a guardare o si mobilita? oppure fugge in una città più bella??
    che poi cosa è bello...?
    cosa rende bello un qualcosa che viviamo?
    e se la quotidianità di vita rendesse banale ciò che viviamo, a tal punto da vederla "nera" quella città??
    Non si respira più qui...

    la vale

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  2. Meraviglioso! Alla fine l'erba è cresciuta. Foglioline che a loro volta preparano una vita... che nascondono mille altri mondi a noi sconosciuti, che a loro volta ne conoscono altri mille. Da lasciare senza parole.

    Per come la vedo io una persona nella sua città è uno spirito in fuga, un essere assillato dai sensi di colpa che cerca di scappare. Sono anni che ci penso in continuazione. Un uomo nella sua città ha paura di mettersi in discussione e di trovare sé stesso. Ha una voglia inconscia di annullarsi totalmente.
    Cittadini non ve la prendete, è un mio piccolissimo pensiero.

    Mati

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  3. ...e come non esserlo....
    è meglio fuggire dalle proprie cose a volte che affrontarle...quando ci si sente in gabbia!!! cambiare destinazione e la riscoperta per quanto ingenua di posti nuovi..fa sempre bene allo spirito!
    la paura è che le città si trasformino sempre di più in piattaforma metropolitane spersonalizzate...la spersonalizzazione della città e dell'individuo...davvero brutto!

    ma alla fine è un pò il dilemma della globalizzazione questo...
    si pussono sconfiggere e abbattere i muri dell'indifferenza che piovono su di noi intrappolandoci dentro senza lasciarci aria per respirare!

    LA VALE

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