venerdì 28 maggio 2010

ANDROJINN - MEMORIE INFALLIBILI 01

ADDITATO!!
TU!
LA STRADA GIUSTA
L'IDEA
Che ricordo vi può stimolare questa immagine? Quante volte quella mano ha indicato qualcuno o qualcosa e ne ha fatto un ricordo importante, quante volte hanno additato voi rendendovi protagonisti di quel momento...
Quante volte quel dito puntato sul petto era astioso e rabbioso.
A cosa vi rimanda?
ANDROJINN

mercoledì 19 maggio 2010

La Vale: bianco come la neve...



La neve che scende su di noi è bianca e copre ovattando i rumori sporchi che ci circondano...

quella sensazione di purezza che delinea fome curvilinee, morbide

avvolgendo gli oggetti modificandoli dai soliti colori che accendono la città di smog...


Vorrei dirtelo sotto la neve quanto ti vorrei.... il bianco che deve essere ancora consumato, toccato e sfumato...

il bianco ingiallito di una pagina rimasta ferma nella nostra memoria...
L'immagine sfocata di una bambina che con gli occhi al cielo aspetta che un fiocco di neve le cada sulla mano...per un istante di felicità...
La neve perchè rappresenta quella purezza imperfetta che cerca di delineare nuove forme, inconsistente e fragile... sciolta dal sole ...

Ma anche così facile da sporcare....

come l'immagine aghiacciante,crudele e terribile della nostra società globalizzata della mattanza delle foche bianche uccise a colpi di bastonate....
la scia di sangue che impregna il bianco che sfugge dal dolore... il dolore ....l'odio...la guerra...sporcate dalla mano dell'uomo...
...
bianco come pulito, troppo lucente per essere guardato, per questo mondo sporco..

accezione negativa del Bianco che si consuma si sporca e copre

....copre le brutalità dell'uomo.....



LA VALE

martedì 18 maggio 2010

ANDROJINN - NUOVO QUARTIERE "PERIFERIA ALLE STELLE"






Alzo gli occhi, è bello vedere il bianco del sole. Un'energia potente che ti riscalda.

Dove stiamo andando? Scelte che cambiano radicalmente il giorno dopo. Spinte da cosa?

Domande universali che forse non ci servono a niente.

Sostare al buio di un lampione e vedere lo sporco che avanza nelle sue contorte forme, un mozzicone, polvere, sputi; io se fossi Dio aprirei in questo momento uno squarcio nell'asfalto e farei eruttare lava abbastanza da ricoprire ogni cosa.

Ricominciamo.

Allora prendo una tela bianca, nuova ed accogliente, e ricomincio a disegnare. Faccio un tondo, lo divido in quattro parti; segno occhi e bocca, approssimativamente. Non serve andare nel dettaglio, dopo qualche riga di bozza posso già stendere il colore, che è la pelle; e la materia va a sostituire il bianco come se la forma fisica e reale trovasse il suo spazio nella bidimensione... il concetto delle cose...

Non sono più io che creo lei ma è lei a PRETENDERE il suo spazio e darmi direttive, ottiene i colori e le forme che vuole senza compromessi. Già forte e viva d'autonomia senza essere completata mi possiede e mi parla. Rimane li, un pò evanescente che domina il suo spazio pieno e mi dirige al prossimo vuoto bianco, mi dà forza e struttura, anche coraggio. Non cè dignità nell'universo senza coraggio, non ci sarebbe il domani, non ci sarebbe il bianco.

Ho sempre odiato quel colore nelle case della gente, ma lo sto rivalutando; Stimolatore di futuro, buon per te.

Non so dirvi che valore ha il bianco, ma nella dimensione di un pittore è l'amore.





( Per i lettori esterni al BLOG. la ricorrente tematica del bianco è dovuta ad un piccolo progetto costola del barbiere, di cui non vi svelo nulla ma vi assicuro a breve la realizazione :) )



ANDROJINN

domenica 16 maggio 2010

Donny: "L'universo è bianco.."

Potrete non crederci eppure è così..

Il bianco il colore delle spazio vuoto da riempire, su cui scrivere e il suo opposto il nero, pieno e inaccessibile;
curioso notare come in realtà sia l'opposto in quanto il bianco è l'insieme di tutti i colori, la luce per eccellenza, il tutto mentre il

nero sia l'assenza di luce, di colore, il nulla...
Le frequenze diverse di diverse radiazioni luminose che percepite danno un unico risultato, Bianco.. e quando invece non vi è niente,

Nero..
L'universo è "Nero", completamente vuoto nello spazio tra un corpo e un altro, un vuoto immenso che si divincola tra la materia

estendendosi per distanze inimmaginabili dalla nostra mente..
Eppure, pare che il vuoto in realtà non esista..
Un satellite Nasa ha fotografato quello che dovrebbe essere il centro dell'universo, uno spazio vuoto da dove si suppone tutto abbia

avuto origine.. La foto è stata scattata su frequenze diverse, una foto di qualcosa che l'occhio umano non vede eppure è lì..
Ebbene quello che ne è risultato è incredibile...
Il vuoto non esiste, al centro dell'universo si trova una massa di vera e propria energia composta da filamenti tutti collegati tra loro

il cui aspetto finale ricorda la rete neuronica del cervello umano, ogni singolo filamento è costantemente attraversato da fiumi di

impulsi, visibili nelle varie foto come segnali luminosi, che percorrono questo tutto, che vengono alterati e rielaborati rimbalzando da

un angolo all'altro di questa immensa massa di energia..
Tutto fa supporre che questa "cosa" denominata dagli scopritori "Matrix divina" sia pensante, quindi viva..
Ma questo è solo un piccolo aspetto della già curiosa scoperta, infatti da questa "Matrice" i filamenti si estendono in tutte le

direzione collegando ogni singolo pezzetto di materia presente nell'universo compreso il nostro corpo, o meglio i Quanta di cui è

composto.. da ogni essere vivente e non, da ogni Quanto o Fotone presente nell'universo vengono inviati e ricevuti migliaia di impulsi

che inevitabilmente passano dalla "Matrice"; Sono sicuro che questo piacerà agli scenziati che credono nell'esistenza di un Dio, perchè

questa scoperta dimostra l'esistenza ma anche la non esistenza di Dio, trovando in un cervello cosmico l'origine di ogni cosa, l'origine

della vita e di quella che noi chiamiamo Coscienza..
Per tanto, essendo l'universo in realtà colmato da filamenti che collegano il restante tutto, non è più definibile vuoto o quantomeno

dobbiamo cambiare il nostro concetto di vuoto.. L'universo è pieno.. esattamente come il colore Bianco, lo percepiamo in un modo ma è, in

realtà, tutt'altro.. L'universo è Bianco..
Le conseguenze delle teorie successive alla scoperta sono molte, tante quanti gli azzardi che possiamo fare;
Ogni singolo corpo è collegato agli altri, in realtà a questo punto del ragionamento non si può più nemmeno parlare di corpi, non si può

piu fare alcuna distinzione tra una cosa ed un'altra, perchè a questo punto risulta che se anche noi non lo vediamo (con i nostri occhi),

in realtà esiste solo il "Tutto".. ogni essere vivente fa parte del tutto, noi compresi, ogni roccia, ogni luce, ogni vibrazione sonora e

non, esattamente tutto fà parte dello stesso Tutto; in realtà noi non siamo diversi da una pietra perchè siamo esattamente parte della

stessa cosa solo con funzioni diverse, la distinzione tra diversità e funzioni diverse sembra irrilevante ma è importantissima. Noi

vedendo un cane non lo vedremo più diverso da noi, ma sarà ed è una parte di noi stessi con diverse funzioni.. da questo si risolvono

molte cose: la paura per ciò che è diverso, che non conosciamo, non esistendo "diverso" niete più paura; il possesso di un oggetto o di

una persona, quell'oggetto e quella persona siamo noi stessi.. siamo la stessa cosa.. che senso ha il possesso? vorreste manifestare e

difendere il possesso di un vostro piede? è illogico è parte di voi non dovete possederlo, siete voi; la paura di un cataclisma, di un

incidente, un altra assurdità, ogni cosa siete voi, quel cataclisma siete voi così come quell'incidente è causato da noi, più che averne

paura bisognerebbe sentirsene responsabili.
Da questa fusione del tutto che non è semplice filosofia o ideologia, anche se sono sicuro che alcuni preferirebbero, si comprende

l'egoismo dell'uomo e quanto sia sopravvalutato, in realtà l'uomo è una "piccolezza fondamentale" proprio come un diodo in un Pc,

irrilevante anche se fondamentale per il funzionamento del computer, o come una cellula del nostro corpo, ne muoiono miliardi ogni

istante e non ce ne accorgiamo ma se morissero tutte smetteremmo di esistere.. stessa cosa per il cosmo... una vita umana è irrilevante

eppure è necessaria perchè l'universo funzioni.
A questo punto trovo stupide un sacco di cose.. il malessere o la depressione, bé in realtà un altro noi in quest'istante è felice per

cui anche noi lo siamo, così come se soffre uno, soffriamo tutti.. siamo tutti collegati.. ogni esperienza è fondamentale così come ogni

vita, e ogni morte.. cioè quando le informazioni raccolte confluiscono alla matrice per essere elaborate..e la presenza di quella parte

di coscienza (persona) non è più necessaria o ha trovato impossibile procedere.
In questo momento non sono io a scrivere.. stiamo scrivendo tutti, se pur mantenendo identità distinte stiamo vivendo un unica vita

simultaneamente, e lo stesso vale per il concetto di tempo perchè come sappiamo fotoni e quanta sono atemporali, un fenomeno a cui

sottomessi nel presente ha effetti nella loro costituzione e forma futura tanto quanto in quella passata, noi siamo composti da questi

per cui vale la stessa legge fisica.. stiamo vivendo simultaneamente miliardi di vite presenti, passate e future e siamo tutti estensioni

della stessa coscienza.. prima ce ne rendiamo conto prima la specie umana potrà fare un balzo evolutivo in più.. Un essere umano come

individuo singolo non può nulla, non puo fare nulla, ma non è necessario essere in situazioni collettive per non essere "soli" perchè

siamo già "simultanei" in ogni luogo e in ogni tempo.. chi non ne prende coscenza non potra fare molto in futuro, chi invece lo comprende

potra finalmente scoprire l'immenso potenziale umano, potra accettare la sua condizione di "piccolezza fondamentale" in questo universo e

negli altri e per tanto potra immergersi nel Tutto, nell'istante presente e trovare la Pace.. la serenità utile per vivere con armonia

questa breve vita..potra "illuminarsi d'immenso"..
L'universo è Bianco e noi siamo uno dei colori che lo compongono.

Donny.

giovedì 13 maggio 2010

Le streghe sono tornate_ Amélie

E' da molto che non scrivo, ma oggi ho deciso di sedermi di fronte a questo computer e ricominciare.
Ricomincio perchè voglio sfatare una sorta di mito, che però con le leggende degli eroi omerici ha ben poco a che fare, voglio sfatare il mito della parità tra uomini e donne.
Per secoli si è sostenuto che la donna fosse un "uomo mancante", proprio i filosofi, pensatori per eccellenza, che avrebbero dovuto saper astrarre dalla contingenza, immersi in una cultura sessista hanno saputo coniare definizioni orrorifiche della donna.
Ora invece si sbandiera il vessillo della parità, problema risolto dunque, basta manifestare, tornate a lavare i piatti.
Certo non ci voglio io per parlare di questo, ma nella mia pur infinitesima esistenza sento la necessità di aggiungermi a quanti hanno speso parole sulla parità.
Sembra quasi che "parità sessuale" sia una sorta di formula che rievoca la fine degli anni '60, anacronistica quasi, che ricorda quelle donne che sembravano streghe solo perchè riendicavano più diritti rispetto alla semplice sopravvivenza.
Voglio parlare di parità perchè ora, che noi donne possiamo finalmente lavorare (ma pensate un pò!! addirittura lavorare...) sembra che sia tutto a posto. E invece io credo non lo sia per niente.
Intanto il fatto che non si parli più molto di questo non significa che il problema non sussista, anzi.
Il fatto che la situazione sia senza dubbio migliore rispetto a decenni fa non implica che non si possa ulteriormente migliorare la condizione femminile. Su questo vorrei soffermarmi.
Voglio farlo perchè in lunghe discussioni avute con ragazzi che stimo mi sono accorta che latente è la discriminazione, come quando alcuni si stupiscono della mia intelligenza, o altri sostengono che dare la vita sia talmente meraviglioso che ambire ad altro è quasi un assurdo.
Certo, dare la vita è meraviglioso, tuttavia questo deve precludere il raggiungimento di altri scopi?
Certo possiamo lavorare, questo deve fermarci dal desiderare ruoli prestigiosi?
I dati confermano come non solo in politica ma anche all'interno dell'università, degli ospedali, le donne ricoprono ruoli "di potere" molto meno che i loro colleghi maschi.
Quanti primari donna ci sono?

Inoltre vorrei spendere qualche parola sull'uso della donna, della sua immagine usata anche per vendere mastice.
Siamo davvero contente di questa parità?Questa è parità?
Molte possono scegliere di diventare famose sfruttando la loro immagine ed è legittimo, sebbene a me sembri deprimente, che lo facciano, tuttavia sebbene legittimo, si può legittimare?
Si può aprire la strada all'idea che una donna bella sia una idiota? Si può ridere della beata ignoranza di donne che vengono derise in tv?
Sto pensando ad un programma, "La pupa e il secchione", non ho avuto mai la fortuna di vederlo in toto, sono inciampata in qualche fotogramma e ne sono rimasta disgustata.
Si possono fare soldi su questo? Sulla pochezza di persone che ridono della loro ignoranza? I media sono potenti strumenti, ho paura che il messaggio che possa passare sia non solo "anche se siete ignoranti va bene, tanto il mondo è dei furbi" ma anche "le donne sono dementi oche per la maggior parte, trovare quella intelligente è molto arduo, e se proprio si trova è un cesso, perchè le carine sono troie".
Tra l'altro, parlando con persone che ogni tanto seguono il programma ho scoperto, che alla fine "Il secchione" non è colui che insegna, ma colui che apprende.
Apprende come essere meno sfigato e non insegna qualcosa alle "pupe", come se la conoscenza fosse un disvalore e contasse solo l'apparenza, in un mondo che non comprende che prima o poi i riflettori si spengono.
Inoltre, comunque la conoscenza sembra essere prerogativa maschile, la bellezza (esteriore si intende) femminile.
Non so se per il pubblico siano più tristi "i secchioni " o "le pupe", o nessuno dei due, io penso che sia triste che esista proprio il programma, perchè mi sembra un tragico salto nel passato, perchè legittima un comportamento superficiale, perchè crea dei paradigmi, a mio avviso deleteri, che saranno da riferimento per molti.
Forse avere questi paradigmi non sarà terribile per molti, per me sì.
Sarà forse uno sfogo non sense, esagerato, d'altronde vorrei suscitare reazioni, riflessioni, commenti.
Buona giornata a tutte le dolci fanciulle e a quei maschi che credono che una donna possa diventare loro capo.

Amèlie

lunedì 10 maggio 2010

Diego - 2 Teschi e spade

Accesi la torcia e cominciai gradino dopo gradino la mia discesa verso l'orrore, ad ogni passo si addensava solida come la morte un ombra dentro di me e nemmeno il crepitio del fuoco riusciva a raggiungere il mio cuore.
In fondo alla scala scorsi le celle dei monaci, come è potuto accadere che un luogo sacro fosse divenuto dimora del demonio, non riuscivo a liberarmi da quel peso che affliggeva il mio cuore, che male terribile si celava in quei luoghi.
Avanzavo lentamente tra le stanze, sangue traccie di battaglie all'interno delle sale, nessun cadavere, come se tutto cio che li moriva venisse inghiottito dall'abisso.
Uscendo dal corridoio che stavo attraversando entrai in un immensa sala da pranzo, tavoli imbanditi di ossa e teschi creavano uno scenario che nessun uomo spera di dover mai vedere, l'aria fetida e pensante avolgeva ogni cosa riuscivo a malapena a respirare.
Piccole fiamme danzavano alle estremita della sala nel cuore del buio erano li,
spezzavano l'oscurita senza fine.
Cercando di trattenere il disgusto camminai fino all'estremita di quel luogo, ed aprii una porta di ferro.
Un altro piccolo corridoio di nuovo con la sola luce della mia torcia.
Svoltai ancora un angolo e lo vidi, due occhi nascosti nelle tenebre, guardavano sottili verso di me.
Lo sapevo la lotta era inevitabile, un piccolo ominide di carne e di muscoli la pelle gialla e consunta
si lancio contro di me, ebbi appena il tempo di estrarre la spada ma fu più che sufficente, con un fendente
separai la testa dal collo di quell orrida creatura.

Il piccolo demone porta con se una spada, un piccolo pugnale lucente, la guardia composta da un cerchio e due lune nascenti.
Non sembrava forgiata negli inferi aveva un che di magico e al buio emetteva un bagliore etereo.
Esplorai il resto del monastero ma in nessuna stanza riuscii a trovare null'altro che una scala di pietra
che scendeva in profondita verso le catacombe...


P.s. Se è troppo lugubre ditemelo :-)

The Mallard • Infanzia


Le immagini dell'infanzia possono non appartenere solo al passato. Tutti (uomini e animali) nelle condizioni di gioia e sofferenza ritornano nei ricordi e nelle sensazioni, persino nelle gestualità, all'infanzia. Chi ha passato (più o meno) un'infanzia sufficientemente felice, tende sempre a preferire le cose che gli ricordano quel periodo, inconsciamente.

Situazioni positive: sicuramente i meravigliosi atteggiamenti, che vengono fuori a tutte le età, che ricordano l’infanzia, se positivi, provengono da una condizione di partenza simile ad un “sentirsi a proprio agio”, partendo dalla situazione di “conforto” e di “mi sento al sicuro” di cui parlavo nell’altro post “Borrowed Heaven”.
Spesso vedi gli adulti lasciarsi andare e giocherellare tra loro quando sono fuori da lavoro o comunque con amici, coccolati, al sicuro, facendo “gli scemi” tra loro, divertendosi (chi non ha giocherellato con il/la propria partner aggiungendo a divertenti vezzeggiativi e nomignoli anche l’alzare di un’ottava la voce e facendo gli scemotti?!? Un po’ come quando si parla ad un bambino. E poi anche lo sfiorarsi il nasino l’un con l’altro, gli abbracci e tutte le coccole). Forse è vero che “l’adulto spacca”, ma è probabile che il bambino possa prendersi, su certi fronti, più libertà, tanto….è un bambino! Chi lo cazzierebbe per “mancanza di etichetta”?!?

Situazioni di malessere: anche nel malessere, anzi, più rapidamente, c’è un ritorno all’infanzia. Perché? Perché siamo “infantili”?!?Perché “non abbiamo le palle”?!? NO!
Perché inconsciamente, in cuor nostro, sappiamo che l’unico momento della nostra vita in cui c’era sempre la soluzione, in cui eravamo sempre aiutati ecc. (chi ne ha avuto la fortuna) è l’infanzia, e quindi abbiamo sempre insita la segreta speranza che il ritorno ad essa ci possa alleviare le sofferenze.
Eravamo in un “nido” sicuro, avevamo mamma e papà che erano i nostri tuttofare, pronti ad esaudire ogni nostro desiderio (almeno fino ad una certa età), a curarci fisicamente e spiritualmente, a farci un’iniezione di coraggio ogni volta ce ne fosse bisogno. Se non erano loro, erano altri (nonni, zii, supereroi dei cartoni o personaggi della fantasia) che in mancanza o inadeguatezza della figura genitoriale, sopperivano all’arduo compito. C’era sempre qualcuno a cui ribaltare la responsabilità (non solo la tua, ma anche quella molto più grande, dovuta al caso).
Ovviamente sto parlando di un’utopistica infanzia tutta felice, cosa che non è mai stata per nessuno, ne sono cosciente.
Ma di fatto questi “ritorni” con la mente succedono, ed anche spesso. È pacifico che si ricordino quasi solo le cose belle fino ad una certa età e che il resto venga spesso quasi rimosso (è stato dimostrato come un bambino abbia più capacità di rimuovere le brutte esperienze, almeno nella sfera del conscio).

E così trovi persone che, cresciute in una grande città, col traffico, con lo smog, catapultate a lavorare in un luogo più tranquillo dicono: “Vorrei più caos, vorrei vedere la coda in tangenziale dalla mia finestra, sentire lo smog ed i clacson!!” (ho degli esempi che hanno nome e cognome). E non ti dicono: “Che palle qua: almeno nelle grandi città ci sono più attrazioni.”, no, rivendicano proprio quelle caratteristiche ambientali, anche apparentemente sfavorevoli, ma che hanno più potenza evocativa e che gli ricordano un tempo felice, un tempo che comunque non aveva l’incertezza del futuro così marcata ed il senso della responsabilità affiancato all’abbandono al caso. Così, paradossalmente, anche se è la tangenziale bloccata ed i clacson che ti riportano (inconsciamente) all’infanzia, ciò ti potrebbe comunque far sentire meglio, come se, inaspettatamente, sorgesse, non si sa da dove, una sensazione di indescrivibile benessere. Qualunque cosa che ti ricordi i pomeriggi di pioggia a casa a guardare Batman, una copertina ed i rumori di tua madre che prepara la cena nell’altra stanza…ti danno un senso di sicurezza e conforto infiniti.

Nell’infanzia forse non c’era il quantitativo di libertà che sperimenta l’adulto (almeno COME la intende l’adulto), ma c’era chi ti risolveva i problemi, chi ti asciugava le lacrime e chi ti riempiva di coccole e amore, preparandoti a dover affrontare di nuovo quel poco di mondo che riuscivi a vedere.

Tra gli altri, Osho consiglia nei suoi libri proprio di ritrovare, in privato, questi stati dell’infanzia come se fosse una specie di meditazione. Magari su un prato, stendendosi, sentire l’erba e la terra…abbandonarsi sentendosi donati alla Terra. E se ti viene da piangere, piangi! Non importa se mamma e papà non ti potranno più sentire; il solo farlo inconsciamente ti ricorderà quei giorni e ti libererà, ti sentirai meglio.
Questo contatto intimo tra infanzia e natura, tra senso di amore e conforto infinito e fisicità dell’atto mi ricorda la parola inglese di “infanzia”, ovvero “childhood”. Non so se sia voluto, ma letteralmente potrebbe praticamente significare “capanna del bambino”, “tettuccio del bambino”, quasi a sottolineare il senso di protezione di quest’età che ti faceva sentire come sotto un’ala d’angelo.

E se vogliamo sperimentarlo di nuovo, quando possiamo e fuori da occhi indiscreti, nessuno ce lo vieterà.

Essere bambino da adulto è una parte della gioia del vivere.




The Mallard

Il gioco - Unica vera scappatoia dell'uomo dalla triste realtà -


Se Peter Pan esistesse per davvero e vivesse su di un'isola dove oltre a non crescere mai le attività privilegiate fossero combattere bonariamente contro una banda di pirati scriteriati e giocare in qualsiasi tipo di compito; Io non ci penserei due volte: Un pensiero felice e prima stella a destra e poi dritto fino al mattino...

Non è così perciò dico:

in realtà siamo una mandria di contestatori che parlando dei mali del mondo invece che gioire ce ne lamentiamo di continuo, e a suon di manifestazioni, proteste, atti terroristici, alcol, droga, sesso, rock and roll e vari vizi ed eventuali.


Soluzione a questo menage : Il gioco


A volte una risata puo' risolvere una situazione meglio che un colpo di pistola...


Perchè, se tutti potessimo affrontare i problemi giornalieri sotto forma di giochi e con il sorriso in faccia, tutto il mondo sarebbe più leggero.


A partire da oggi propongo che i nostri prossimi incontri siano organizzati in parchi giochi o simili per rendere l'atmosfera ancor più gaia...


E prossimamente per la distribuzione del primo numero del Barbiere... Organizzare in una piazza dei giochi riservati ai bambini, ai grandi e anche ai vecchini.

Per ricordare a ognuno che non si può cancellare il bimbo sopito dentro; anche a quelli che di primavere ne hanno più di 50...


Dal vostro affezionatissimo e giullaresco


Hamlin Signore Oscuro dei Sofficini

La Vale: laccrime e sorrisi....





Quante laccrime versiamo e quanti sorrisi facciamo?

Se dovessimo pesare tutte le laccrime versate rispetto ai sorrsi non ci asciugheremmo più il volto da troppe volte in cui piangiamo per qualcosa rispetto ad un sorriso...

e non è una versione Negativa...ma solo di estrema esternalizzazione di un sentimento in noi..
Laccrime di gioia,
di paura,
di stress,
di dolore,
di commozione,
di rabbia,
di felicità
e di emozione....
sono stati d'animo che scorrono veloci via e si racchiudono dentro di noi come parole e segreti...

Sorridiamo molto meno... ?
spesso un sorriso può essere non sentito ma solo dato per "farci vedere" contenti.... una maschera messa di facciata!
errato,sbagliato...
ma pur sempre umano...


La continuazione di questo post è da ricercare dentro di noi,

nei nostri comportamenti e stati d'animo,

nelle nostre paure e fragilità..

perchè anche la persona più dura e insensibile del mondo, sotto sotto un cuore da qualche parte ce l'ha e farebbe bene a riscoprirlo dove l 'ha perso o dimenticato...quella laccrima trattenuta per compostezza e quella risata troppo gioiosa per essere fatta non potrà essere trattenuta troppo nei suoi pensieri...perchè sgorgherà e lo innonderà prima o poi per essersi liberato e reso umano!Occorre ricordarselo sempre...

Pianto libero e risata contagiosa...sentimenti
NON dimentichiamolo ...

come diceva un libro:

"Non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli
occhi"-Antoine de Saint Exupéry
"

LA VALE

domenica 9 maggio 2010

The Mallard • Età


Tra tutte le cose, solo due, e non di più, sono sempre legate all’età e non si possono cambiare.

La prima è fissa: la data depositata all’anagrafe e scritta su qualche scartoffia o memorizzata in qualche database.
La seconda, sono i segni della carne (i cosiddetti “segni del tempo”).

Quello che possiamo fare è impegnarci sulle altre infinite cose.

The Mallard

ANDROJINN - IL BIANCO, PARALISI VITALE

Il bianco
Per è uno spazio, lo spazio vuoto aggressivo; è l'ustione della vita.
Lo immagino come un tutto che avvolge, che all'occorenza stritola.
Essenza putriscente di questo mondo.
O no?
In un ottica del "domani" il bianco ( cioè il nulla, il vuoto ) può corrispondere a Dio:

GUARDAMI!!

Sono lo spazio vuoto che più di una volta hai immaginato in fermentazione; sono il tuo

pensiero vergine che ti tiene desto nel sogno.

Per te ho luce da vedere

Per te ho spazio da respirare

Per te ho energia da modellare

Per me per te nulla è scritto

Io sarò il parto di un pensiero ideale spinto verso il domani, il ciò che non è ancora; io sono il disequilibrio che ti pone sbilanciato in avanti, in movimento.

Sarò la stessa libertà di essere senza una delimitata visione.

Attraverso di me tu vivi l’evolvere del domani, la sua creazione; come essere al di sopra

delle cose in un moto continuo tra il tempo senza tempo.

Sono il vuoto che esige forma, un vuoto per il vuoto sempre vuoto per il giorno dopo; un

vuoto che ha forma solo nel momento sotto le tue mani, sotto la tua idea.

Le ossa sono bianche, il latte è bianco, il corpo degli occhi è bianco. Che segreti custodisce il bianco?

ANDROJINN

sabato 8 maggio 2010

La Vale: il sole tra le nubi...


Ieri camminavo per strada il cielo gonfio di nuvole nere,
come l'inchiostro
come il male che provo dentro...
come una spina conficcata nell'anima che sanguina per la paura di non riuscire ad avere ciò che vorrei..
un desiderio che sfugge fuori da me...
Il sole faceva capolino timidamente tra le nubi che lo rendevano di una luce misteriosa...quasi lontana, quasi calda, come un ricordo bambino di un risveglio dopo aver pianto un'intera nottata e l'abbraccio caldo di una mamma che coccola quelle paure ormai già lontane...
quel pensiero infantile il giusto per darmi quella serenità che vorrei sempre provare...
Così mi buttai su di in un prato umido, sentì la terra avvolgermi e bagnarmi i vestiti e i capelli...quel ritorno quasi alla natura, quasi primitivo, riscoprì quella percezione di ascoltare meglio me stessa e le mille voci che sentivo che condividevo come le laccrime che non riuscivo a trattenere... come l'urlo afono che non usciva dalla mia gola...
Impressa quell'immagine che non potevo più sfiorare, che non apparteneva ormai più a me, ma solo ad un passato remoto ...
Sola con me stessa mi potevo lasciare liberamente andare ad ogni emozione anche quella di piangere perchè pochi avrebbero capito come sto...Non è mai facile comprendere l'altro nell'anima..
Eppure ad un tratto mentre avevo gli occhi socchiusi e incollati da troppe laccrime, sentì qualcosa che mi sfiorò le punte delle dita, con fatica aprì un occhio quasi accecato da quel riflesso di pallidò sole...e vidi con sorpresa incredula quella mano avvicinarsi su di me e asciugare le mie laccrime...
era la percezione di ciò che volevo, in quel momento l'intero universo si fermò perchè io avevo ciò che desideravo, l'abbraccio che mi avrebbe riscaldato dalle mie paure, dai fantasmi e dalle insicurezze... la mia coperta di Linus!
Giurai a me stessa che non avrei più pianto se quelle dita, quella metà di mela fosse rimasta accanto a me...
Ingoiai qualcosa di amaro e pungente come mille aghi conficcati nel petto e allora percepì che era solo il riflesso e l'immaginazione di ciò che avrei voluto ma che non sarebbe mai stato mio...

LA VALE

venerdì 7 maggio 2010

DIego - The Dungeon

Scendevo una lunga scala, mentre il gelido vento passava tra i miei capelli, come ragnatele mortali che intrappolano
l'anima ed ogni pensiero. Quel luogo era spaventoso ed orrendo, impreganto d'un aura malvagia, ad ogni passo mi
avvicinavo all'inferno.
Le pareti erano di terra e da esse sporgevano figure umane, volti di uomini, donne e bambini straziati da smorfie di
dolore e pena braccia e mani che chiedono aiuto.
Ormai erano passati degli anni da quando a tristram si era scatenato l'inferno, la terra aveva rigurgitato i suoi demoni,
ed ogni guerriero da ogni parte del mondo, era partito per attraversare le catacombe e cercare la tomba del re dei demoni.
Fin da piccolo nelle storie che si raccontavano erano presenti mostri e demoni che di notte uscivano dalle loro tane per
saziarsi delle carni dei bambini cattivi, mai avrei pensato che quei demoni esistessero davvero. Parti alla venura a 16 a
nni arruolandomi tra le guardie di kurast la cittadina ad est del mare, una terra piena di pericoli ed insidie, in quel
posto temprai la mia forza e divenni un guerriero.
Pensavo di aver trovato una casa in cui vivere per sempre, ma dall 'ovest giunse notizia che a Tristram nelle profondita della Terra,
Diablo il Signore del terrore si era risvegliato. Cosi viaggiai a ovest insieme ad un manipolo di guerrieri come me pronti,
alla piu grande avventra nella vita , o al peggio alla morte.
Appena giunti al villagio, ormai quasi disabitato, venimmo a conoscenza che nessuno degli avventurieri che aveva cercato
il passaggio attraverso il monastero era tornato vivo da quei luoghi.
Decidemmo che il rischio era maggiore del previsto e che saremmo dovuti tornare nella nostra patria, cosi dormimmo per
l'ultima notte nella locanda.
Ma quella notte feci un sogno, un ragazzo di nobile aspetto spogliato di ogni cosa era sdraiato su di una altare di pietra
una figura incappucciata si avvicino a lui con un pugnale e lo colpi dritto nel petto.
Il ragazo urlava di dolore e sentivo quel dolore come se appartenesse a me, l'ultima cosa che vidi fu un bagliore sinistro
negli occhi dell'uomo incappucciato, la porta del monastero che si chiudeva e poi mi svegliai.
Ancora terrorizzato, ma deciso presi con me le mie armi dovevo salvare a tutti i costi quel ragazzo qulunque pericolo dovessi
affrontare, usci di corsa dalla locanda diretto verso il monsatero.
La porta del monastero era aperta e dentro di esso vi era una botola spalancata, essa dava su una scalinata che scendeva verso la cripta,
feci un respiro profondo e cominciai la discesa verso l'abisso.

giovedì 6 maggio 2010

ANDROJINN - MADE IN EARTH

Sto vivendo periodi in cui respiro la presenza della morte tutti i giorni, tutt'intorno. In natura si muore o si vive in equilibrio su un rasoio tagliente e quel brivido che ti procura è l'energia che ti sprona ad andare avanti. A volte non dormo per l'angoscia del nulla e invidio quei cattolici che credono ciecamente nell'aldilà, non hanno idea da cosa già sulla terra si stanno salvando.
Cè bisogno della speranza per poter camminare sui morti, cè bisogno di credere che per lo meno in terra ci aspetti qualcosa di buono nel domani. Senza di ciò qualsiasi discorso viene vano.

ANDROJINN

La Vale: Una canzone che fa riflettere...



TEATRO DEGLI ORRORI A SANGUE FREDDO..



"Non ti ricordi di Ken Saro Wiwa?

il poeta nigeriano

un eroe dei nostri tempi

non ti ricordi di Ken Saro Wiwa?

perché troppo ha amato

l'hanno ammazzato davanti a tutti

bugiardi dentro

fuori assassini

vigliacchi in divisa

generazioni intere

ingannate per semprea sangue freddo

ken saro wiwa è morto

evviva ken saro wiwa

non è il tetto che perde

non sono le zanzare

non è il cibo meschino

non basterebbe a un cane

non è il nulla del giorno

che piano sprofonda

nel vuoto della notte

sono le menzogne

che ti rodono l'anima

in agguato, come sempre

la paurala paura di morire

non ti ricordi di ken saro wiwa?il poeta nigeriano

un eroe dei nostri tempi

non ti ricordi di ken saro wiwa?

perché troppo ha amato

l'hanno ammazzato davanti a tutti

io non mi arrendomi avrete soltanto

con un colpo alle spalle

io non dimenticoe non mi arrendoio non dimentico

è nell'oblio che un uomo

è nell'indifferenza che un uomo

un uomo vero

muore davvero

quanto grande è il cuoredi Ken Saro Wiwa

forse l'Africa intera

il nulla del giorno

sprofonda piano

nel vuoto della notte

avete ucciso Wiwa

ladri in limousine

che dio vi maledica

pagherete tutto

pagherete caro

non ti ricordi di ken saro wiwa?il poeta nigeriano

un eroe dei nostri tempi

non ti ricordi di ken saro wiwa?

perché troppo ha amato

l'hanno ammazzato davanti a tutti

bugiardi dentro

fuori assassini

vigliacchi in divisa

generazioni intere

ingannate per semprea sangue freddo "



Lo reputo uno dei gruppi che più mi hanno emozionato davvero ascoltandoli...era da parecchio che in Italia non sentivo più musica così!
Bravi e originali!
Ho riportato questo testo anche perchè è dedicato al poeta nigeriano scomparso nel 1995 Ken Saro Wiwa morto ammazzato... perchè?
perchè si era fatto portavoce della rivendicazione della popolazione del Delta del Niger nei confronti delle multinazionali responsabili di continue perdite di petrolio che danneggiano le colture di sussistenza e l'ecosistema della zona....insomma dell'avvelenamento causato dalla continua fuoriuscita di petrolio dovuta agli scavi barbarici fatta da multinazionali del petrolio...
e...ci sono andate di mezzo voci e vite di persone che hanno voluto giustizia e maggiori diritti!!! che come Ken Saro si sono opposti a tutto questo....a chi detiene profitto
il padre padrone che si arricchisce guadagnando soldi sporchi di sangue!
La fame del guadagno...

E' una cosa orrenda e mi rattrista sapere che non è conosciuto molto e che cmq è in parte oscurato dai media che ovviamente non riportano quasi mai le notizie scomode...visto anche che l'Italia è al 40° posto per la libertà di stampa... dico solo questo... forse anche più giù...

Saviano Roberto in un intervista a "che tempo che fa" di Fazio ne aveva parlato delle sue poesie..di Ken Saro...visto che anche lui è sotto scorta perenne per aver denunciato la camorra...

....

vi lascio riflettere e ascoltate la canzone ma soprattutto le parole

buon ascolto



LA VALE

mercoledì 5 maggio 2010

The Mallard • Borrowed Heaven


La felicità è solo presa in prestito, diceva qualcuno. Capita che, dopo aver attraversato stati emotivi e/o fisici di grande malessere, ci sia una percezione molto più rispettosa, e nello stesso tempo di tangibile precarietà, verso le zone meno grigie, se non celesti, del nostro cielo. Oppure che, nel peggiore dei casi, per il troppo dolore e senso di ingiustizia, si somatizzi, al contrario, col nichilismo.
Nello spazio e nel tempo, “rimarrai sorpreso di quanto in fretta potrà cambiare il tempo” (come diceva una canzone dei Magic Pie).

Mi sento un po’ il contrario di Nietzsche quando si sente autorizzato a seguire il suo daemon in tutto e per tutto, anche, e direi soprattutto, quando sancisce che anche la cattiveria e la violenza, assieme alle altre azioni dell’uomo considerate “buone”, servirebbe alla preservazione della specie umana (vedi la parte iniziale de “La Gaia Scienza”, anche se poi, molto più in là nella sua vita, giustificherà col “non aver mai avuto scelta” nel seguire il suo daemon – Nietzsche è molto onesto con se stesso e col lettore non nascondendo la sua contraddittorietà, quindi ha sempre ragione, ma anche sempre torto).

Mi sento invece, al contrario, come se dovessi stare sempre attento al minuto, al secondo successivo che potrebbe rivelarsi nella perdita di un benessere momentaneo, come se non mi fosse mai concesso uno spiraglio di presunzione dell’immutabilità della mia potenza.
Ma non sempre questo mi paralizza nel terrore: dopo i primi brutti istanti, spesso si tramuta in un’empatia, in una comprensione immediata del disagio dell’altro ed in una percezione dei suoi cieli stellati e delle sue miserie, come fossero mie.

Sento la necessità quindi di non tener tutto per me quel poco di benessere psicofisico che ho, quasi per scaramanzia e per religiosa gratitudine, anche se trovo spesso solo persone travestite da “adulte”, intrise fino all’osso del “Non voglio aiuto se non te lo chiedo.” e del “Ma che cazzo vuole questo che non mi conosce?!”.

Fraintendimento quasi immediato e apodittico, nel linguaggio interpretativo d’oggi.

In realtà, molto probabilmente, nessuno è in grado di aiutare nessuno (prendendo delle azioni pratiche che danno un risultato tangibile), perlomeno in certi ambiti troppo specifici di sofferenza abissale; neanch’io pretendo o presumo di esserne in grado, ma almeno si può condividere, si può parlare (o a volte non parlare, basta altro) e comprendere insieme i sentieri che a volte abbiamo la fortuna o la disgrazia di imboccare (com-prendere = percepire, “captare” assieme).

Un ascolto empatico e NON interpretativo, riuscendo a spostare il focus dell’attenzione (che normalmente affetta l’analisi critico-estetica dei mezzi espositivi, che sono, per forza, oggettivanti - Jaspers) direttamente verso l’essenza del concetto, verso la sensazione provata dall’altro, quasi senza mediazione. In questo modo, non esisterà più scissione osservatore-osservato, necessaria all’analisi, ma deleteria per essere un tutt’uno, per vivere quei pochi momenti senza lo sforzo della mente (Krishnamurti) e senza la sofferenza del cuore.

Dritti (o meno), (ma) sempre VERSO l’essenza, la trascendenza NELL’essere, che, seppur non si lascerà mai cogliere (perché sarà sempre fugace e indefinibile, non catalogabile, l’unica cosa non oggettivabile, non imbrigliabile in un pensiero), almeno sarà appena percettibile nel naufragio di ogni analisi.

È quasi un’intuizione, effimera certo, ma, per un istante, riesce ad essere omnicomprensiva, omniabbracciante.

Il nostro buon amico atomo è certo giusto che reagisca con gli altri per lo più solo per il suo guscio esterno, che si relazionino tra loro e si fondano parzialmente solo gli orbitali esterni….si sa che, invece, se interagissero i nuclei, l’energia sprigionata sarebbe molto maggiore, di diversi ordini di grandezza (secondo la nota relazione E=mc^2).
Ma nel nucleo degli atomi risiede anche l’energia che fa vivere il sole, le stelle (e quindi noi). Non è sempre distruttiva. È solo molto molto più grande, questo si.

Così le persone, secondo me, dovrebbero si tener racchiuso in difesa il loro nucleo: è molto spaventosa l’energia e grande il pericolo nel gestirla se venisse messa in gioco. Ma questo stato difensivo, non dovrebbe essere mantenuto sempre e per sempre, tenendo presente che difficilmente si potrebbe sopravvivere alla vita se in tutte le relazioni non si ricercasse, almeno per pochi momenti al dì, una situazione di momentaneo conforto, di “sentirsi al sicuro”, dalla quale partire per indebolire per un istante il campo di forze repulsive attorno al nucleo, per poterlo far interagire, almeno farne vedere appena la propria natura, anche solo in trasparenza, attraverso la nuvola di particelle di luce.
The Mallard

lunedì 3 maggio 2010

DONNY: "Uomo Violento"

La violenza, il "male" contro cui tutti si uniscono,
esistono vari tipi di violenza, la differenza in gravità tra i vari tipi non è poi così rilevante
dato che è chi la subisce che ne stabilisce il peso.
La violenza più comune: guerra, omicidio, stragi, stupri, tutte violenze "reali" e "materiali" che distruggono,
eliminano, fermano il naturale corso di una vita, impongono il volere di qualcuno sulla libertà altrui;
Poi c'è la violenza più "astratta", una persona che con persuasione ne induce un altra a pensarla come lui o a comportarsi in
un dato modo, anche questa è violenza...
L'invadenza di un vicino di casa non è forse una forma di violenza?
Un estraneo che arriva arrogante spiegandoci come vivere, contestando piu o meno direttamente il nostro modo di esistere, anche questa è una forma di violenza..
La pubblicità è violenta, viene attratta la nostra attenzione e poi ci viene sbattuta in faccia un immagine che nella maggior parte dei casi fa leva su i nostri
istinti, sulle nostre paure, sui nostri desideri.. non ci viene spiegata la vera utilità del prodotto ma ci viene imposta la sua esistenza e alla fine lo si compra.
Il lavoro oramai è violenza allo stato più primordiale: l'operaio non vende forse il proprio corpo proprio come una prostituta ? (qui mi riferisco alla prostituzione

imposta da un protettore, o da una condizione sociale).
Io in questo stesso istante devo prestare attenzione per non trasformare il mio intento di far riflettere in un intento di far pensare chi legge come me, il mio
scrivere diverrebbe una forma di violenza..
Imporsi ogni mattina la sveglia è una forma di violenza, verso se stessi certo ma violenza.
Il mio istinto dice: "spaccagli la faccia" ma non lo faccio, sarebbe violenza verso di lui, ma così è imposizione a me stesso, violenza verso di me..
questa forma è meno grave ?
Un pazzo omicida se si imponesse di non uccidere soffrirebbe assai di più la violenza verso di se piuttosto che quella verso gli altri, direte che centra è pazzo,
tuttavia questa è la sua percezione e in un ragionamento "oggettivo" và presa in considerazione..
Non avete mai cercato di proporre qualcosa di Oggettivamente giusto o utile o importante, che richiedesse sacrificio ma promettendo frutti, per
poi fare i conti con l'ottusità di elementi che a priori dicono di no, senza riflettere e che per quanto ci impegnamo questi continuano a rifiutarsi, considerando
il loro consenso come fondamentale per questioni burocratiche o che.. e poi inoltre magari ci deridono.
Presupponendo che il nostro progetto avesse portato reali benefici alla collettività ne veniamo impediti dalla stupidità o avidità di un singolo;
a questo punto mi chiedo quanto possa invece essere legittimo imporre alcune cose nonostante questa imposizione divenga violenza..
In caso contrario si giunge alla conclusione: "mi faccio gli affari miei, fanculo gli altri, me ne frego finche non interferiscono con me" ma questo è giusto?
se ognuno pensa a se, come quasi ovunque oramai accade, il mondo che fine fa ?
E' dato oggettivo che ci sono persone più intelligenti e persone meno intelligenti, indipendentemente dal livello culturale, supponondo che
questi intelligenti siano privi di avidità per questioni morali o per un senso di giustizia e che siano capaci di non mettere il loro
interesse prima di quello altrui e che quindi siano capaci di usare le loro facoltà per l'umanita (un po utopico vero ma utile al ragionamento) non
sarebbe forse giusto che queste persone oggettivamente capaci di trovare la più giusta organizzazione del collettivo imponessero agli ottusi, agli egoisti,
agli avari, la loro "soluzione" ?
E' risaputo che in democrazia ogni individuo può (teoricamente) dire la sua, ma nel collettivo si troverà sempre un individuo che vuole prevalere
o che più subdolamente cerca di fare il proprio interesse anche quando questo non è più largamente corretto, quanto è giusto che questo individuo abbia
diritto di parola, quanto è giusto che il suo pensiero sia rilevante per una decisione finale ?
Tuttavia impedirgli di partecipare sarebbe una forma di violenza, anche se poi lasciandogli spazio invece, per serie di eventi e dinamiche che troviamo
ogni giorno ovunque, questo suo diritto iniziale si trasforma in una piaga per il collettivo..
Per proteggere una persona cara o la propria casa, o la propria vita, fino a che punto sareste disposti ad arrivare? O meglio: fino a che punto la nostra morale, la
nostra etica, e il nostro senso di giusto e di non violenza arrivano? a che punto questi concetti di "pace" vengono meno? quanto siamo realmente
capaci di prestare fede a concetti di Non violenza da noi esposti in periodi sereni ?
Passando poi a livello più primordiale, più istintivo.. Non vorremmo forse che ci fosse giustizia? e quindi cos'è la giustizia? due persone uccidono senza pietà e

ora sono libere; Erica e Omar, lo stesso dipendente delle pompe funebri dopo aver visto il bambino, morto, con 50 coltellate e le interiora che galleggiavano nella

vasca ha cambiato lavoro ed è andato in analisi.. ora quei due studiano, lavorano, vivono.. c'è stata giustizia? Uccidere persone come loro due sarebbe
violenza, direte, chi sono io per decidere? non sono dio, non ho diritto di vita e morte, non posso decidere per la morte altrui.. Tuttavia, quanto è giusto che

vivano liberamente ?..
Questo è un caso estremo ma lo stesso ragionamento lo possiamo fare su qualsiasi forma di violenza.
Allora, esiste una violenza giusta? O è sbagliato a priori?..
Quanto siamo capaci di essere violenti se lo riteniamo giusto o necessario?
Perchè alla fine, nel profondo, siamo tutti violenti, e tutti abbiamo desiderato forme di giustizia che stravolgono ogni morale, almeno per poco lo abbiamo pensato

tutti..
Certo, io come voi sono contro le guerre come manifestazioni di violenza, ma Mussolini appeso a testa in giu a decomporsi in piazza con accanto la sua donna, e i
passanti che sputavano e urinavano sul corpo, qui le vittime hanno manifestato una violenza di gran lunga superiore della stessa guerra, è stato "giusto"? o meglio

possiamo giustificarlo? (fatti realmente accaduti). Non oso dire che Mussolini non si meritasse una pena per quello che aveva fatto, ma non credo che il comportamento

dei "liberati" sia stato molto diverso, qui i passanti sono diventati uguali se non peggiori di quell'uomo appeso. Chi è stato piu violento?
una di queste violenze va bene e l'altra no?.. ma alla stesso modo, voi cosa avreste fatto? sareste stati così "violenti"? io penso di si.. perche quando siamo

arrabbiati, offesi e lo riteniamo giusto, tutti siamo violenti, e poi invece ci rifiutiamo di esserlo quando è necessario, come con chi realmente minaccia la collettività.

Spazio alle riflessioni.

Donny.

domenica 2 maggio 2010

ANDROJINN - IL NUMERO CENTO


Cento post, CHE GRAN TRAGUARDO! sono contentissimo e spero non ci fermeremo quà.

Oggi ho comprato un libro e sul retro di copetina c'era stampata una frase :"OPTAI PER L'OBBEDIENZA E PER LORO FU UNA CATASTROFE", è una frase magnifica scritta da l'unico che possa sperare di convertirmi, DON GALLO.

Chi è la persona rivoluzionaria? Cosa fà di essa una rivoluzionaria?

Dopo cento bellissimi discorsi ho capito che in ognuno di noi è scoppiata una piccola rivoluzione, personale, intima, gloriosa.

Sono certo che le grandi rivoluzioni non si debbano combattere con le armi, sono certo che esistono forme di FORZA diverse dalla violenza in se e molto più efficaci per cambiare questo mondo. Sono certo che il sistema vittima-carnefice non è l'unico possibile.

Sono certo che la mia bisnonna, con quegli occhiali, senza volerlo mi ha rivoluzionato tanto tempo fà nel mio essere bambino.

ANDROJINN