lunedì 20 dicembre 2010

The Mallard • Notti di Caccia


Vittime e carnefici del prossimo
Affamati ed affamanti di desideri di vendetta
Vogliosi di rigurgitare gli amari calici dentro la bocca di chi ci ha fatto del male

Sfogati o Demone, sazia la tua e la mia sete
Sfregia chi, quando ho aperto il mio cuore, proprio quando ho esposto la mia vulnerabilità, mi ha mostrato la sua riconoscenza facendomi suggere fiele, nonostante mi dimenassi e piangessi disperato, nonostante supplicassi pietà

Hanno risvegliato ciò che sonnecchiava, la Bestia primordiale che col tempo ero riuscito ad assopire
Hanno rovinato anni di sforzi, infangato la strada per la santità
Non possono più rimanere impuniti

Ed ora, Demone, difendimi, cibati, saziati per tutta questa notte di caccia
E poi, poco prima dell'alba, torna in me, ormai innocuo, e, prima che mi svegli, tagliami piccole ferite, dalle quali sgorgherà l'ultimo liquido nero del mio inferno e poi le mie lacrime
E chiudile solo quando vedrai filtrare da esse di nuovo la luce

Mio Totem e mio Tabù, brucia questo mondo cattivo in mille fiamme, questo mondo infinite volte più spaventoso di Te
La mia Purezza ritrovata ne costruirà un altro nell'istante dell'aurora


The Mallard

mercoledì 8 dicembre 2010

Paul: Sei un artista?

Sei un artista?

Sei un politico?

Sei un assassino?

o forse uno stupratore?
Sei un nazista, un neo-nazista, un comunista, sei un ebreo?
Sei un lavoratore, sei un muratore o un idraulico, o un carpentiere?
Sei un uomo d'ufficio, un agente immobiliare, un tranviere, un ambasciatore, un soldato?
Lavori sedici ore al giorno? otto? Fai gli straordinari?
Sei uno stakanovista, un fannullone, un approfittatore, un affarista, un ingenuo, un ribelle?
Segui un sogno? fuggi dalle aspettative? Cogli l'attimo? aspetti il segno del destino? Rinneghi le cose che hai? ne cerchi di nuove?
Ti piaci? Ti odi? Vorresti essere una donna? o forse un uomo? vorresti i capelli ricci, biondi, lisci, mori?
Sudi sul salario per pagarti le scarpe di marca? o forse per una giacca nuova? magari hai un hobby, magari ti devi comprare la chitarra figa, magari una macchina fotografica da duemila euro. O magari aspetti i soldi per gonfiarti il seno, le labbra, per essere più appariscente, per un tatuaggio, per un piercing, magari per cambiare sesso?
Piangi per tua madre che ti ha lasciato? piangi per tuo padre che non vi paga gli alimenti? piangi per i tuoi nonni che ti volevano tanto bene? piangi per quello stronzo del tuo ex che quando ti vede ti ignora? piangi per quella puttana della tua ex che quando ti vede si bacia con un altro?
Perdi sempre a monopoly e ti consoli pensando di essere fortunato in amore? Vinci sempre e ti senti una merda per le facce degli altri? ci godi? aspetti che arrivi la prossima partita per cambiare tutto?
Quanti soldi spendi sulle scommesse? forse aspetti di giocare un euro ogni tanto quando il jackpot è alto? Forse non vinci e ti consoli perchè quei soldi non li volevi? forse non sapevi come spenderli, forse erano troppi, forse avresti perso gli amici, forse la famiglia, poi arriva la mafia e ti porta via e chiede il riscatto?
Aspetti l'anima gemella? Forse non esci di casa aspettando che bussi alla porta? Forse l'hai sognata e aspetti che arrivi? la cerchi ma non la trovi? forse non ci credi nell'anima gemella, sono quelle stronzate che dicono i preti e gli sfigati che non hanno mai amato e perduto per amore. Forse l'anima gemella arriva quando meno te lo aspetti, forse l'anima gemella è solo la tua, forse tutte lo sono in fondo. Forse aspetti di trovare l'anima nella persona più vicina a te ma non ti dai pace perchè ti fai schifo quando ti guardi allo specchio.
Ti droghi per essere felice? Ti droghi per arrivare a fine giornata? Spendi trecento euro al mese per essere libero? Forse ne spendi di più? Forse devi andare a rubare per essere libero. Forse stai pensando che l'alcool non è una droga. Magari le sigarette, le cicche, le canne. Magari ne rubi ogni tanto una dal tuo amico. Forse pensi di poter smettere domani. O se proprio non ce la fai il giorno dopo.
Magari ti dici che lo fai perchè ti piace. O magari perchè stai male. E magari dopo una canna te ne fai un'altra perchè presto le cose cambieranno. O magari ti buchi su una panchina di periferia pensando che un angelo ti metterà sulla retta via. Magari ordini un altro bicchiere di qualche porcata pensando che in fondo ti fa schifo. Magari ne approfitti per farti vedere. Magari speri che sulla tua fronte appaia un cartello con scritto:Chiuso,torno subito. Forse aspetti che qualcuno ti noti tra i tuoi amici ubriachi tanto quanto te, e magari qualcuno ti dirà qualche perla di saggezza.
Forse al mattino ti svegli e ti accendi una sigaretta. Magari te ne fai un paio. Forse ti senti immortale. Magari pensi a quelle persone che dopo tutto stanno ancora bene e l'hanno sempre fatto. Magari non è il caso di pensare a tutte le persone che ogni minuto muoiono in casa, in ospedale, per le strade. Forse ti dici che la tua via la troverai un giorno, quando ne avrai voglia. Forse pensi che arriverà quando e se ne avrai voglia.
Dipingi quadri che ti fanno cagare, forse vorresti essere come Picasso che se ne sbatteva le palle. Forse pensi di poter diventare famoso. Magari aspetti che al tuo campanello suoni un mecenate attirato dal colore della tua porta di casa. Magari aspetti che ti venga davvero male e allora potrai cambiare. Forse aspetti di morire perchè non ne vale la pena.
Forse ti fanno schifo i commenti degli altri. Forse non ne hai bisogno, i commenti te li fai da te. Forse ti senti meglio quando te ne stai sul divano a far passare le giornate davanti alla tv. Forse è meglio aspettare di sentire la solita stronzata della solita persona che ti cerca perchè vi vedete da troppo tempo. Forse è meglio stare a mangiare biscotti. Magari provi a cucinarti una torta. Magari ti scopri un ottimo cuoco quando fai le torte. Magari ci metti tanta nutella perchè ti danno fastidio quelle torte preconfezionate in cui ne mettono un cucchiaino.
Magari provi a farti una ragione di quello che sei. Forse ti arrampichi sugli angoli dei tuoi specchi per sentirti più a posto. Forse non hai voglia di chiamare quella persona che ti può davvero aiutare. Forse ti da fastidio. Forse la ami ma non glielo vuoi dire. Magari ti da fastidio cambiare. Forse arriva da te ogni giorno un messaggio di speranza ma lo cancelli senza leggerlo? Magari ti da fastidio pensare di poterti salvare. Forse è più figo spararsi ore di televisione piuttosto che salvarsi. Magari un giorno ti suiciderai. Magari pensi di andare in prima pagina sulla gazzetta della tua città. Forse tutti ti penseranno per una volta tanto. Magari non lo fai per pigrizia.

O magari non lo fai per una persona sola. Magari per te stesso. Forse non ti senti poi così una merda in fondo. Ti guardi allo specchio e non ti odi poi così tanto. Magari un giorno mi compro un bel cappello che mi piaccia. Si, proprio quel cappello che a tutti fa cagare. Magari una volta tanto faccio una foto a quella pianta così carina che per gli altri è solo una pianta dove pisciare quando si è ubriachi fuori dal locale. Magari un giorno scrivo una poesia che mi piaccia anche se non c'entra un cazzo con gli altri. Magari è sbagliata grammaticalmente. Magari hai una calligrafia del cazzo. Magari ti fa sorridere, e ti dimentichi del bicchiere sul bancone. Magari per una volta tanto chiami tu quella persona, magari mentre ci parli ti metti a sorridere da solo e te ne sbatti degli altri che sono abituati alla tua serietà. Magari un giorno la vai a trovare, la abbracci e senti tanto amore che non avevi più. Sicuramente è una persona nuova, magari prima la davi per scontata, quando avevi bisogno dopotutto era sempre li. Magari anche dentro te stesso eri sempre li ad aiutarti, e lasciavi che il tuo corpo si aggrappasse a te e lo tiravi su. Magari una volta tanto sto sveglio e mi guardo l'alba dal balcone di casa mia. Forse a tutti fa cagare, ma a me non serve andare alle Haway per godermi l'alba in un bel giorno limpido. Magari una volta tanto ti trovi a giocare a carte e ti dimentichi se lo stai facendo per vincere o per perdere. Magari lo fai per stare con chi ti vuole davvero bene. Forse lo fai perchè i momenti più belli si vivono dentro le stanze più buie, nei momenti più impensati, nelle situazioni più solite. Magari cerchi un buon motivo per andartene, magari un giorno lo fai davvero.
Magari te ne sei già andato il giorno che hai perso tutto, e non ti rendi conto che l'hai ritrovato già da subito se decidi di tornare. Magari potresti farlo oggi stesso, magari qualcuno ti dice qualcosa che vorresti sentire, o magari non lo vuoi sentire ma arriva. Magari aspetti un miracolo, forse aspetti un Santo che ti appaia e ti dica dove stai sbagliando. Magari aspetti di vedere un fantasma per casa, o un bicchiere che si sposta da solo. Magari credi agli alieni ma ti da fastidio non averne mai visto uno. Magari quella vecchietta che ti chiede una mano a fare benzina è un segno. Magari quella macchinetta che mi fotte i soldi e non mi lascia comprare le sigarette è un miracolo. Magari quella cazzo di gomma della macchina che si buca proprio quando vuoi uscire al sabato sera è un campanello d'allarme. Magari il cellulare che si scarica quando stai per chiamare la solita persona è un segno del destino. Magari non bisogna poi vedere un Angelo di Dio per avere un segno. Dopotutto che cazzo di segno sarebbe? Forse ho più bisogno di aiutare una vecchietta per non sentirmi così inutile. Forse ho bisogno di starmente a casa al sabato sera per capire che posso anche non ubriacarmi per stare bene. Magari piano piano posso anche pensare di stare meglio.

Sei un pensionato? sei un laureando? sei un barbone? sei un venditore ambulante? Sei un nullatenente? Sei una ragazza madre? Sei un drogato del cazzo?

Forse basta soltanto essere se stessi

Paul

mercoledì 1 dicembre 2010

The Mallard • homo - humus


La Cura, mentre stava attraversando un fiume, scorse del fango cretoso; pensierosa, ne raccolse un po’ e incominciò a dargli forma.

Mentre è intenta a stabilire che cosa avesse fatto, interviene Giove.

La Cura lo prega di infondere lo spirito a quello che aveva formato. Giove acconsente volentieri.

Ma quando la Cura pretese di imporre il suo nome a ciò che aveva formato, Giove glielo proibì e pretendeva che fosse imposto il proprio.

Mentre la Cura e Giove disputavano sul nome, intervenne anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato formato fosse imposto il proprio nome,perché gli aveva dato una parte del proprio corpo.

I disputanti elessero Saturno a giudice. Il quale comunicò loro la seguente equa decisione:

"Tu, Giove, poiché hai dato lo spirito, alla morte riceverai lo spirito;

tu Terra, poiché hai dato il corpo, riceverai il corpo.

Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, fintanto che esso vivrà lo possieda la Cura.

Poiché però la controversia riguarda il suo nome, si chiami homo poiché è fatto di humus (Terra).”

Caio Giulio Igino

(versione tratta da Essere e Tempo” – M. Heidegger – ed. Longanesi)



The Mallard

giovedì 18 novembre 2010

The Mallard • Lo stesso Sole

Mi calo in un paesaggio che non conosco, guardo uno scorcio di paese, una piccola spiaggia, un bosco, le montagne e tutte le cose umane e non, costruite e non; tutto ciò che, in fondo, ha solo cambiato aspetto nel tempo.
Ma la luce del Sole, le ombre ed i riflessi, nulla mi dicono sull’ora del giorno in cui mi trovo. La posizione della Luna, i suoi pallidi raggi, non mi illuminano sull’ora della notte.
Sempre mi sorprende come, dalla sola immagine statica di un paesaggio che non conosco, da un quadro, da una foto, io non sia in grado di indovinare se sono immerso in una mattina o in un pomeriggio, se in un’alba o in un tramonto, se il giorno sta arrivando oppure se ne sta andando.

Allora, mi fermo ad osservare: ecco il Sole basso all’orizzonte, ecco che mi accorgo del suo moto! Sta crescendo, si sta alzando su di me! In un arco perfetto esso sale inesorabile cancellando quasi l’azzurro con la potenza della sua luce, tale da non riuscire ad entrare completamente dentro i miei occhi.
Che abbondanza! Che gioia! Che sicurezza: il Sole sta crescendo.
Posso addirittura lasciarmelo alle spalle ad illuminarmi la via perché io confido: il Sole sta crescendo.
Di nulla mi affanno; solo sorrido, sono entusiasta, non mi chiedo nulla e gioisco. Corro sicuro alla scoperta della Terra e delle creature che la popolano. Vivi sono i colori: il Sole li detta con garbo, le cose rispondono con la loro giusta tonalità.
Voglio di più: ecco che il Sole mi esaudisce e sale ancor più alto. Sembra ora che bagni tutto con il suo bianco ed il suo giallo. I colori a mezzodì sono così chiari, sono quasi bianchi loro stessi. Tutto È Sole, tutto è immerso in Lui, che, abbracciando, uniforma e toglie quasi le singolarità.
Fuoco e calore: me ne disseto avidamente, non mi voglio riparare, anche se è troppo per me, è troppo forte.
Di nuovo, voglio di più: anche ora il Sole mi esaudisce, continuando a spostarsi.
Ma ora, nel suo naturale percorso, l’arco discende.
Subito la luce cala dal suo fulgore, e subito è quasi piacevole, quasi un sollievo dal troppo calore, dalla troppa luminosità dell’apice. Tornano i colori naturali delle cose, posso a tratti anche guardare dentro il Sole.

Presto però realizzo l’inesorabile percorso, la discesa che non voglio, la perdita.

Sembra attratto dall’orizzonte, dall’Ovest, che ora è più luminoso dell’Est. Sembra che stia per essere mangiato dalla stessa Terra che l’ha fatto nascere. Ed allora comincio ad inseguirlo. Prima cammino, ma non riesco a stargli dietro. Allungo il passo, ma il Sole procede e cade sempre più veloce. Sento l’affanno, sento un principio di terrore. Cammino più velocemente, inseguendolo. Sono gli stessi miei piedi a far ruotare la Terra, come se fossi un giocoliere. Sembra che, ad un tratto, io riesca a fermare la caduta del Sole, sembra che con la mia sola forza possa inseguire la palla di fuoco o possa far ruotare la Terra, per poter godere ancora di un giorno, di questo giorno, che non riesco a lasciar andare, che non riesco ad abbandonare.
Ma presto, camminando, giungo in terre che non conosco, non sono più a casa, ho paura. Le gambe si stancano, sono affannato. Non riesco ad avanzare alla sua velocità ed il Sole scende ancora. L’angoscia fa sgorgare le lacrime: “Fermati! Non te ne andare. Asciuga questi occhi. Aspettami! Non ce la faccio…”.

Le lacrime bagnano la terra e scivolo su di essa. Mi fermo. Posso solo osservare disperato. Poco prima di andarsene, il Sole sembra un grande occhio all’orizzonte, giallo e rosso. Poi, l’ultimo suo arco di luce mi saluta.
Ora non vedo più nulla. Sento solo le mie guance bagnate ed il freddo alle spalle. Non vedo neanche più me stesso.
Pian piano, neanche mi sento più.

Eppur mi sforzo di fissare verso Ovest: “Ti prego, torna! Voglio ricordarmi di Me, voglio sentire la mia pelle, voglio riconoscermi nel mio corpo.”

Ma d’un tratto ricordo le parole:

“Uomo, non bagnare con le tue lacrime la terra dell’Ovest. Chiudi gli occhi per vedere veramente. Rimani in ascolto, senza corpo, senza carne. Sei solo un osservatore, solo l’entità osservante, l’essenza imperitura. Non hai da temere, solo resistere un poco. Senti già le tue spalle calde? Percepisci la luce dietro di te, figlia dell’Est? Vedi già l’oro riflesso sulla terra alle tue ginocchia? Pazienta ancora, ed un nuovo abbraccio di vita e di calore ti darà conforto ed energia, ed illuminerà la tua strada. Arriverà presto ciò che asciuga tutte le lacrime, ciò che risveglia la dinamica della Terra, ciò che curerà le tue membra stanche.

E tutto questo prodigio, questa potenza, rinascerà di nuovo, rigenerandosi per milioni di giorni.

Sempre sarà, e sarà ancora…
…lo stesso Sole.”
The Mallard

mercoledì 17 novembre 2010

Donny: "CRISI NEL BARBIERE!"

LA CRISI E’ ANCHE QUI !!!

Negli ultimi tempi non ho potuto fare a meno di notare l’esplosione del Barbiere,

mi sento di definirla una vera e propria crisi;

penso che noi tutti abbiamo perso di vista quello che era lo scopo iniziale del blog

e senza stare a ripetere ciò che troviamo sotto la voce : “che cos’è il Barbiere?” , mi prendo la libertà di riassumere quello che SECONDO ME è il senso di questo luogo virtuale.

A mio parere il Barbiere è prima di tutto condivisione, amicizia, chiacchere (utili o inutili),

è un luogo dove si parla di temi sociali come di temi filosofici come esistenziali, ideologici, morali, politici, artistici, come si parla di sfoghi emotivi del depresso di turno ( io l’ho fatto e devo ammettere che il Barbiere non se la cava male come spicoterapeuta virtuale J ).

Penso che tutte le cose che sono state dette sin’ ora siano valide e fondate, ognuno ha espresso il suo parere e sono d’accordo sul fatto he negli ultimi mesi il Barbiere ha perso la grinta iniziale, in fondo è comprensibile, molti di noi hanno iniziato a esprimere le proprie emozioni, a rendere pubblici i loro sfoghi emotivi e a mio parere questa è cosa SANA e GIUSTA, anche se è vero che sono andati diminuendo sino allo Zero assoluto (in fisica a questa temperatura le molecole sono quasi ferme, così come il nostro Blog ) i post su argomenti più complessi e delicati che davano spazio alle riflessioni e alle opinioni a volte causando liti e discussioni accese, a volte sfociando in conversazioni di ore (2 ore) davanti a qualche pub a Rossiglione (W Mallard!), che altre volte trovavano il pieno consenso di tutti e entusiasmava lettori da tutte le parti, perchè molte persone hanno letto del , dal Barbiere pur non scrivendo, persone a noi sconosciute.

Arrivo al punto:

Io personalmente trovo interessanti le proposte ma anche le critiche degli ultimi tempi, penso che non siano da escludere idee che conducono gli interessati su campi, prati, o sotto la pioggia (per l’ultima io mi astengo), ma penso anche che stiamo perdendo di vista il vero problema;

Il problema in questione è la perdita di interesse da parte degli stessi Barbieri (figuriamoci quanti lettori ignoti hanno tolto il Blog dai segnalibri di Mozilla), noi stessi stiamo perdendo la voglia a scrivere, a leggere, la voglia DI PENSARE, DI CONDIVIDERE, DI COMUNICARE...

Credo che la situazione sia grave ma credo che non serva buttare in tavola nuove iniziative che, per quanto mi piacciano, faranno solo escludere altre persone perdendo poi di vista lo Scopo.

Con questo non voglio dire siano brutte idee voglio solo sottolineare che non è li la risposta al problema.

Per risolvere questo problema a mio parere l’unica soluzione è impegnarci tutti a scrivere qualcosa di nuovo, post interessanti e che coinvolgano tutti i lettori, post elastici e non sempre incentrati sulle stesse cose. Post nuovi, forti, e che diano spazio alla riflessione e alla personalità di tutti.

Io sto lavorando a un post che pubblicherò a giorni e il vero scopo di questo post sarà di toccare molteplici argomenti cercando di reinpiantare in ogni Barbiere la voglia di portare avanti il Blog ritrovando l’entusiasmo iniziale. Spero funzioni.

Ma nel frattempo per sfatare la confusione che si è creata ultimamente chiedo a ognuno di voi:

Che cos’è per te il Barbiere??

Mi farebbe piacere che ognuno scrivesse quello che è per lui, quello che secondo lui è il limite del blog e come vorrebbe che fosse.

Così ci esprimiamo tutti, ci capiamo e cerchiamo di venirci tutti incontro per ridare Vigore (maiuscolo non a caso) a questo splendido blog le cui potenzialità e i cui sbocchi sono a mio parere illimitati.

Ridiamo forza a quest’idea iniziale ma facciamolo trovando il punto di Unione.

Che cos’è per te il Barbiere ??

Donny.

martedì 16 novembre 2010

Ross- PIU' CHE ALTRO EVOLVENDO

Vi auguro una splendida giornata in questo pomeriggio umido di acqua fuori e dentro noi, che richiama la più grande speranza forse illusoria che lavi via ogni trasporto negativo.

Assieme dunque a questa pioggia e
più che altro evolvendo, voglio richiamare l'attenzione di chi ha taciuto, di chi ha urlato e di chi nn ha nemmeno guardato per le sue ovvie ragioni l'esigenza primaria dei Barbieri, non del locale in subaffitto che utilizziamo.
Chi deve sopravvivere non è il Barbiere come idea o come luogo in cui le menti si ritrovano, chi deve restare vivo siamo noi che lo componiamo, a prescindere dal fatto che ne facciamo parte o che rimanga attivo o meno.

Io credo che in buona parte questa attività sia nata per stimolare progetti di gruppo, condivisione e unione; penso sia stato come lanciare l'ennesima speranza nelle mani di altri, con la forza nel cuore di vederla raccolta e sfruttata e ammiro chiunque tenti ancora di lanciare pezzi di sè a destra e a manca perchè ci vuole quel qualcosa con la S che molti non sanno nemmeno cosa voglia dire rischiare di perdere.

Detto questo e bandendo gli ultimatum o le idee di nominare qualcuno barbiere e qualcun'altro no, che mi ha fatto ridere, (senza offesa alcuna per chi l'ha detto perchè comprendo possa non aver avuto il tempo di riflettere ed oltretutto può essere anche un'iniziativa valida per molti altri e assurda solo per me, da cui può nascere quindi un sempre verde confronto e ciò costituisce una delle ottime prerogative del Barbiere), mi rivolgo a voi per lanciare qualche nuova iniziativa che dia la libertà e l'opportunità di condivisione ed espressione a tutti quelli che partecipano scrivendo, commentando, o solo leggendo, il Barbiere.

1) Riposto il pezzetto di commento che conteneva un'idea per unire questi Barbieri fortunati:

"Ma se a tema di ciò di cui si parla si organizzasse un incontro a sfondo artistico tematico?
Esempio, pioggia.
In un girno di pioggia si decide di uscire tutti insieme con impermeabile e, chi con una tavolozza, chi con la macchina fotografica, chi con carta e penna, si butta questo tema sul proprio animo..
per dare vita reale allo stesso..

Per non far si che rimangano solo parole al vento, se pur condivise, infruttuose..
Sarebbe un inzio, è possibile successivamente anche condividere il tipo di arte e condividerla fra tutti stabilendo il mezzo artistico con cui si lavora quel giorno, un giorno si scrive, l'altro si fotografa..etc. insegnando e condividendo non solo ciò che abbiamo dentro ma anche il mezzo secondo cui è possibile esprimere se stessi."


2) Un'altra idea potrebbe consistere nel creare qualcosa di altamente stimolante come l'espressione di sè stessi attraverso la poesia.
Per non soggettivare e imporre il proprio modo di osservare, pensavo a questo:

Ingredienti:

  • 1 videocamera o webcam intera, anche da prestarsi a vicenda
  • 1 pò di luoghi artisticamente o emotivamente importanti per noi o per l'accezione comune (un campo, una cantina, un tetto, il nostro letto etc)
  • 1 o più libri di poesia preferiti
  • 1 segnalibro
  • 1 computer
  • 1 connessione internet

Preparazione:

Contattare tutti i "barbieri" e decidere un nome utente e una password.
Delegare in base a chi ne ha tempo, chi creerà un account.
Posizionare la videocamera/webcam davanti al luogo scelto e rimanere dietro la fotocamera o in opzione starci davanti.
Prendere il libro e aprirlo alla pagina dove abbiamo posizionato il segnalibro alla poesia scelta e leggere con tono e pathos personali.
Accendere il pc, digitare www.youtube.it, accedere ed inserire il video appena registrato.

Et Voilà!


Aggiungere passione a piacere.



Rossana

giovedì 4 novembre 2010

La Vale: Ripartendo ..


Fotografo un particolare,
una goccia di pioggia che mi trasmette un emozione strana quasi originaria...
quell'immagine rimarrà immortalata così nei miei ricordi più nitidi...
e anche se mi scorderò qualcosa di quell'immagine impercettibile..potrò rivederlo,
ripercorrerlo...in quel momento ...
un attimo secondo che scivola via...
Cosa pensate quando scattate una foto?
Che profumo ha la pioggia?
La terra bagnata,
l'asfalto che penetra nelle radici e nell'anima...
Un'emozione data da una foto...
Un ricordo...
un progetto
come vorrei che nascesse da questo blog...
aprirlo e annusare i profumi e le tracce che ognuno di noi lascia in punta di piedi
quando i nostri pensieri si amalgano uno dentro all'altro!!
Vorrei che da un'immagine di un giorno di pioggia potesse nascere e crescere un confronto comune un progetto comune...
Cosa vi trasmette la pioggia...?
questo blog ha sete ha bisogno di qualcosa...Ma cosa?
LA VALE

martedì 26 ottobre 2010

The Mallard • Inno alla Divina Madre


La Madre Divina è ovunque.

Ella è Tutto.

È la Divina Essenza che vive in tutte le creature.

Suo dominio è il giardino della vita, nel quale ogni essere attinge da Lei la sostanza necessaria alla propria esistenza.

La sua bellezza vive nella natura e da Ella si espandono gli universi, in tutto il loro splendore.

È stata chiamata con molti nomi, ma tutte le tradizioni l’hanno sempre riconosciuta.

Ogni coscienza viene riempita dalla sacralità della vita. La Madre Divina stessa è questa sacralità.

Ella è la santa creatrice del mondo, connessa al cuore ed all’anima di ogni vivente.

La Terra è tutt’uno con Lei.

Tutte le creature del mondo devono a Lei la loro esistenza, perché Ella è la madre di tutti, colei che concede a tutti i doni della vita.

I suoi doni arrivano ugualmente a chi merita ed a chi non merita, similmente a come il Sole non sceglie chi illuminare.

Lei è la fonte della benedizione divina, la parte del Tutto che riempie di grazia la vita.

Non siamo stati capaci di vederla, perché Ella è avvolta in un manto si silenzio.

Lei emerge ora come una parte del Tutto in cui ha sempre abitato, benedicendo tutti, donando a tutti.

Tutti coloro che si inchinano a Lei sono sostenuti dalla vita che li permea.

Tutti coloro che la onorano vengono sostenuti dai doni della vita, sia dentro se stessi che al di fuori.

Lo scopo dell’esistenza è di connettersi con la Vita che permea tutte le dimensioni e tutti i regni dell’Essere.

È la Madre che crea questa evoluzione, questo viaggio di rivelazione; da Lei proviene lo stesso tessuto del Tempo, la ragione per la quale tutte le cose divengono.

Ella è il modello della vita che esiste presso di Lei, la sostanza e la forma di tutto quello che verrà al mondo.

Possano tutti ricevere la benedizione della Divina Unità.



Poesia di Julie Redstone, liberamente ispirata dal mantra “Devi Prayer”
Traduzione by…

…The Mallard

giovedì 14 ottobre 2010

Paul: Sacrifice



La tempesta continua a imperversare su di me, e seppur a brevi scatti,
mi ritiro come un viscido insetto verso la fredda caverna oscura.

Nelle tenebre più totali intravedo bagliori illusori...
vedo mani...piedi...occhi vitrei mi fissano.

un piccolo tonfo si ripete rompendo il silenzio nero...
...un piccolo lamento...
un bambino piange sussurrando preghiere al buio...

Dalle crepe della grotta un flebile raggio di luce illumina una lacrima...

Oh Dio proteggimi...dammi la forza di guardare...

Il freddo gelido risveglia i miei sensi...solo, nudo...
...i miei occhi sono chiusi, al posto di essi non c'è più nulla...
solo vuote cavità...
le mie labbra sono cucite con ago e filo...
...le mie mani sono legate tra loro con ferro e catene...
chi mi chiuse qua ora non rammenta più
la causa di questo lago di sangue in cui dormo...
Solo le ceneri di una canzone aleggiano attorno a questo inferno

Il mio capo venne seppellito tra le polveri di migliaia di candele spente...
fermo e immobile, lascio che la mia mente vaghi per queste lande deserte,
gridando sempre e soltanto selvaggiamente
in cerca di un abbraccio in cui piangere.

E ora, ora che le mie membra altro non sono che una speranza,
sacrificherò ogni mia parte per un animo nobile.

Le mie gambe diverranno la voglia di correre, di scappare, per chi,
come me prima di lui, non ne ha avuto mai il coraggio.

Le mie braccia diverranno la forza di resistere all'oppressione,
sosterranno il peso dell'ingenuità e della sincerità, per chi,
come me, sta finendo schiacciato sotto quest'immensa mole.

Il mio respiro diverrà la voglia di volare,
di soffiare con tutte le proprie forze per dare vita a una tormenta
che spazzi via ogni maligno pensiero, per chi,
come me, e rimasto soffocato da questo alito fetido.

I miei occhi diverranno la forza di guardare,
di tenere alto il capo di fronte alla più orribile delle ingiustizie,
diverranno uno sguardo impenetrabile per chi,
come me, ha distolto troppe volte la vista.

...e le mie lacrime...diventeranno speranza,
come in un giorno di pioggia.
Una per volta, piccole e silenziose,
Cadranno su questa Terra infame,
che altro non è se non l'inferno che si è aperto di fronte a voi.

Li vedete i cancelli?

Diventeranno la speranza di essere liberi,
di poter parlare senza ago e filo,
di poter guardare con occhi al posto di queste cavità,
di poter correre, scappare,
di potersi muovere con libertà senza alcuna catena che ci vincoli.
Per essere ciò che siamo nati.

Chi ci chiuse qua ora non rammenta più,
Chi ci chiuse qua ora è davanti allo specchio in cui guardi,
Ora altro non è che noi stessi.

Paul


venerdì 8 ottobre 2010

The Mallard • Strategia Monocromatica

Nei casi in cui fosse necessario prendere delle decisioni, prendersi in carico delle azioni, studiare la soluzione migliore (tra quelle che si hanno a disposizione ad oggi) e soprattutto nel momento in cui bisognasse addurre motivazioni o giustificarsi per qualcosa, spesso mi è capitato di essermi imbattuto nel dover descrivere o dimostrare un effetto come sintesi di una sola causa. Sebbene è pacifico pensare che le relazioni causa-effetto non stiano mai né dalla parte di un determinismo “evidence-based”, tipico della speculazione occidentale, ma sebbene anche non ci si possa opporre mai completamente all’indimostrabilità di alcuni tipi di olismo, l’attribuire ad una sola causa uno o più effetti, a mio avviso, è fondamentalmente sbagliata.

Le ragioni possono essere molteplici, a partire dalla mancanza di conoscenza di tutti gli elementi costituenti un sistema: se vogliamo usare il determinismo, questi elementi vanno conosciuti e di solito se ne analizza l’effetto in modo giusto e sensato, ma si incappa in errore soprattutto quando si effettuano i passi successivi, ovvero l’analisi dell’interazione e la successiva integrazione delle cause (che formano altre cause più complesse da modellare e delle quali capire la dinamica) e la semplificazione degli effetti di minor conto.

Perché e con che autorità decido di cancellare, di non considerare, di “semplificare” una quantità di fattori, di variabili che ho sancito come “meno influenti”?

Non occorre qui esplicitare la serie di McLaurin Taylor (che matematicamente permette di esprimere la relazione ed il peso tra molteplici variabili-causa e la funzione-effetto) e neanche il “butterfly effect” (che dimostra che cause di livello ennesimo, che ipoteticamente, nei sistemi lineari, sarebbe ragionevole pensare di trascurare o semplificare, troppo spesso danno effetti inaspettatamente ingenti) per renderci conto che in realtà spesso si sia portati a trattare i sistemi NON lineari (praticamente tutta la natura) come lineari, applicando questa teoria COME SE avessimo sempre la presunzione di poter circoscrivere ad una sola causa (o a poche) gli accadimenti.

Motivazioni:

• Scienza: usa questo metodo perché praticamente solo i sistemi lineari hanno soluzioni risolvibili con metodi che i matematici chiamano “banali” (anche se spesso tanto banali non sono), con metodi sintetizzabili insomma in una o più formule che siano facilmente risolvibili e “maneggiabili” da umani o computer. Per i sistemi non lineari, raramente si arriva ad una soluzione e spesso né si conosce ad oggi la formula che ci arrivi, né si ha la presunzione di poter modellare il sistema (spesso, anzi, la matematica dimostra che non esiste metodo risolutivo analitico per alcuni tipi di equazioni). Allora si procede RICONDUCENDO i sistemi NON lineari a sistemi lineari. Facendo così, oggi, con la potenza di calcolo dei più sofisticati computer, spesso si arriva ad un’approssimazione sufficiente del fenomeno (almeno secondo sufficienti dati iniziali e senza pretendere di estendere troppo nel futuro la previsione es. previsioni meteo, che utilizzano modelli di calcolo lineari che approssimano piuttosto bene il fenomeno non lineare, ma danno risultati attendibili SOLO per una previsione di pochi giorni. Dopo, come si suol dire, “derivano”).

Insomma, la scienza dice che “non si può far altro” perché i mezzi che abbiamo a disposizione ad oggi sono questi.

• Società: si usa quasi sempre questo metodo quando non si può dire “non capisco il fenomeno” o ci si trova alle strette nel dover addurre delle motivazioni ad un evento (capitato a sé stessi o ad altri), a dover giustificare una decisione che si dovrà prendere, adducendo al fatto che un certo evento è stato generato da “quella” causa, che è stata di “quella” causa la RESPONSABILITÀ dell’accaduto, perché (si dice) “la legge (e quindi l’uomo) vuole sempre UN responsabile”. Sembra che non ci si possa intrattenere per troppo tempo nell’investigare sulle possibili molteplici cause, che magari giustificherebbero più lo scagionamento che la condanna di un evento o di un uomo, ma si debba invece solo nutrire la soddisfazione della “comprensione e condanna” a tutti i costi, si DEVE capire il fenomeno, si DEVE giustificarlo e giustiziarlo.

Insomma, la società dice che le decisioni che devono essere prese per indirizzare le azioni in uno o nell’altro verso non possono tener conto di tutto e di tutti, ma che, trovato UN “capro espiatorio” (causa materiale o persona), il caso deve essere chiuso, la decisione presa. Anche se non lo si dice il motivo è, in pratica, l’“economizzare” le risorse e non dilungarsi all’infinito con la trattazione, l’impossibilità di accettare la mancanza di soluzione (e l’impossibilità di accettare quindi l’A-ssoluzione), la non accettazione dell’impossibilità della comprensione piena dell’evento.

• Filosofia: in occidente, soprattutto da Kant in poi, in effetti non si è troppo perso di vista il fatto che possano essere molteplici le cause che portino ad altrettanto molteplici effetti, e che le “variabili” considerate “indipendenti” il più delle volte non lo sono e spesso si relazionano tra loro creando cause di natura DIVERSA dalle singole che le compongono, cause che quindi dovrebbero essere trattate con una diversa logica rispetto alle cause “genitoriali”.

Ciò nonostante, la più grande bestemmia che sento spesso proferire, tale non tanto perché è errata, ma quanto perché ne viene data l’interpretazione SBAGLIATA, è quella che si potrebbe sintetizzare nella frase: “Noi ci scegliamo il nostro destino”, oppure: “Ciascuno è causa del suo male”.

L’errore non sta tanto nella frase in sé, che è stata messa in così poche parole per esigenze di esser tramandata oralmente, ma che, se opportunamente argomentata, può essere anche VERA (ma, ripeto, non può fare a meno della sua argomentazione per ragioni di tempo e spazio, rimando alla dissertazione organica tenuta tra me e Donny al di fuori del pub di Campo quest’estate).

L’errore sta invece nel fatto che, perché questa frase si autosostenga ed abbia ragion d’essere, sia necessario conoscere tutte le cause (e saperne con certezza le provenienze) e vengano attribuite TUTTE alla stessa persona.

Delirio di onnipotenza duplice!

Primo perché si ha la pretesa di onniscienza: ho la presunzione di aver la certezza di conoscere tutte le cause, nessuna esclusa.

Secondo, è come se dicessi che la persona che “si sceglie il suo destino” possa aver avuto l’onnipotenza su TUTTE queste cause, e quindi non abbia fatto altro che SCEGLIERSI il suo futuro (agendo o non agendo).

Questa è la cosa più grave e sbagliata che ci possa essere: qui non siamo nel campo della giustizia, qui non ci vuole per forza UNO E UN SOLO responsabile. Qui si sta speculando su innocenti capri espiatori. Per quanto sia polemico e spesso profondamente anti-mistico, lo stesso Nietzsche su questo tema più volte sottolinea (soprattutto nella “Gaia Scienza”) la “fondamentale innocenza di ogni azione umana”.

Insomma: l’uomo non può mai conoscere tutto, non può avere la onnipotenza su tutte le cose (anzi, spesso ne ha pochissima e gli sfuggono di mano), quindi non può mai deliberatamente “scegliersi il proprio destino”.

Per quanto bella e piena di speranza, anche l’idea della reincarnazione e della “punizione nella prossima vita delle mal-azioni fatte in quelle prima” potrebbe subir critica, se il suo pensiero si generasse unicamente, come necessità, dall’impossibilità di giustificare diversamente fatti come i “bambini carini” che muoiono di malattie terribili o patiscono sofferenze atroci.

Argomentiamo bene concetti come questo del “mi scelgo io il mio destino” PRIMA di proferirli: potremmo far del serio male a chi non ne può nulla del proprio destino e che si sentirebbe in più beffato e responsabilizzato ingiustamente.

E allora che si può fare? (frase rigettata addosso a quasi tutti i filosofi)

Purtroppo la risposta, come quasi sempre, è “Quello che si può”.

Ma vorrei fermarmi proprio su questo punto per sottolineare che “quello che si può” NON vuol dire “devo giustificare anche quello che «non posso», adducendo immaginarie cause non dimostrate per far contenta una certa teoria o un certo costume in voga oggi”.

L’importante è capire che non si DEVE sintetizzare a tutti i costi in una sola causa quando questa non la si capisce o quando è palese la molteplicità delle cause e quindi la NON provenienza da un solo responsabile.

Questo ALMENO venga fatto nel campo della filosofia, della mistica, della metafisica e della (vera) religione, dove non dovremmo esser costretti a forza di trovare una sola causa imputabile.

Ma anche negli altri campi si può far qualcosa:

Es. se la scienza può usare solo i modelli lineari, usi quelli che ha, ma abbia l’onesta (come la hanno i veri e grandi scienziati) di dire che queste metodologie solo APPROSSIMANO la realtà, non la modellano né in maniera completamente verosimile, né in maniera da indovinarne, sempre e comunque con giustezza, gli esiti.

Es. se la giustizia vuole sempre un responsabile perché non si hanno risorse per investigarli tutti e la vendetta dei parenti delle vittime vuole “giustizia” (e già da subito batte piedino ansiosa di soddisfazione, soffiando sul collo dell’esecutivo e del giudiziario), pur si proceda, ahimè, con questa logica spietata, ma non si abbia mai la presunzione di infallibilità, di esser nel “vero”, men di meno nell’ “unico” vero.

Tutto questo per dire che la “Strategia Monocromatica”, per quanto soddisfacente all’apparenza, non prescinde dalla assoluta presunzione di conoscere ed aver potere su tutto, cosa che, forse, non è neanche divina, figuriamoci se è terrena.

Per concludere vorrei rassicurare sul fatto che la necessità di sintesi e spinta decisionista, ultimo baluardo che potrebbe difendere questo modo di procedere, la possibilità di sfociare in una “Teoria del tutto”, in una filosofia “omniabbracciante”, in un poter arrivare a percepire “tutto l’Universo in un atomo ed in un istante”, tutto questo insomma, NON richiede affatto che le varie sue componenti si autoescludano, non si richiede in alcun modo di mettere per forza in conflitto annichilente le varie sue parti.

Anzi, per riuscire finalmente a sviluppare le proprie facoltà percettive al di là del sensibile, avendo l’INTUIZIONE del Tutto, spesso non si può far altro che DOVER considerare tutte le cause, tutti gli effetti, non rinnegandoli anche se fanno male, anche se non portano soddisfazione alla nostra frustrazione, al nostro desiderio di vendetta/giustizia e linearità degli eventi, al nostro desiderio di spiegarci tutto, al nostro desiderio di sicurezza.

“Bere l’amaro calice fino alla feccia” non può che esser fatto se DAVVERO si vuole uscire dal samsāra.

La cosa è difficilissima, me ne rendo conto, perché non porta ai nostri occhi che una infinita insoddisfazione, anche se apparente.

È molto dura (ne sappiamo tutti qualcosa) aver la cognizione di non poter mai conoscere tutte le cause, molto dura sapere ed accettare di non poter far nulla per la maggior parte degli effetti. Molto dura è, insomma, accettare, anche sotto questo punto di vista, la finitezza umana.

Ma diabolico è far scontare ad altri, CON DOLO, le conseguenze di questo modo di procedere. Diabolico è far ricadere su altri il peso di queste nostre constatazioni, anche se fanno male. Diabolico è che questo comportamento sia, neanche poi tanto tacitamente, approvato dalla stragrande maggioranza di maschere che popolano questo pianeta.

Lavoriamo per liberarcene.



The Mallard

lunedì 13 settembre 2010

la Vale: "Le luci dell'inquinamento.."








Le luci delle fabbriche accese 24 ore su 24... squarciano il cielo nella notte.....e lo riempiono di un veleno che continuiamo ad ingoiare senza esserne a volte troppo consapevoli...

La fabbrica che sputa cromo ...

che intasa aria e polmoni... lacerando il nostro corpo...

che da lavoro e fa ammalare i suoi dipendenti...

sicurezza?

poca...

controlli?

ancora meno...

e il territorio?

e la terra?

l'aria?

tutto ha poco senso....

il profitto è più importante della vita e dignità dell'uomo che si sporca di sangue per portare a casa un pò di soldi per soppravvivere....

il lavoro nobilita l'uomo.....ma lo uccide anche...

A volte vorrei che quella fabbrica sparisse...che al suo posto ne fosse costruita un'altra...diversa...eco-sostenibile...che produce energia pulita!

eh già energia pulita...

troppi interessi impediscono la sua realizzazione....

petrolio, gas, inquinanti che generano profitto al migliore offerente (padrone.imprenditore)---

spero che un giorno o l'altro si capisca del veleno che lentamente ci uccide e ci rende delle larve...!

Che non ha senso tornare indietro di 30 anni come vogliono tornare...con il nucleare....con fabbriche che lacerano di malattie mortali..che inquinano e bruciano ogni cosa che hanno intorno...!

Basta...occorre lottare per riqualificare e ripulire il territorio di questa porcheria che uccide...!
Adesso
è tempo di agire ora e subito!
LA VALE






domenica 12 settembre 2010

The Mallard • L’universo come un’idea, un pensiero.


«In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» – Giovanni 1,1-18

«Un'idea è un essere incorporeo che non ha alcuna esistenza in sé, ma dà figura e forma alla materia amorfa diventando causa della manifestazione» – Plutarco

«In principio, al tempo in cui ancora nulla era manifesto ed il nostro Universo non era che uno spazio vuoto infinito contenente la presenza dell’unica sostanza cosmica originaria eter(n)okrilno; in questo spazio vuoto esisteva soltanto il Nostro Grandissimo e Santissimo Sole Assoluto, unica concentrazione cosmica che costituiva, per il Nostro Creatore Uni-Esserico coi suoi Cherubini e Serafini, la residenza degna del Suo Glorioso Essere.
Ma proprio allora al nostro Creatore e Sostenitore s’era presentata l’imperiosa necessità di creare il nostro “Megalocosmo”, vale a dire il “mondo” che oggi esiste […]
E così, caro figliolo, il Nostro Padre Celeste Creatore Onnipotente, dopo aver modificato il funzionamento delle due sacre leggi originarie, ha diretto la loro azione dall’interno del Sole Assoluto verso lo spazio universale, creando in tal modo l’ “Emanazione del Santissimo Sole Assoluto”, che oggi viene chiamata “Theomertmalogos”, o “Dio il Verbo”.» – G.I. Gurdjieff

The Mallard

martedì 7 settembre 2010

Cantare dell'amore - Rossana

play -> http://www.youtube.com/watch?v=kxth0F6zU_w

Manchi come acqua per una cosa arida
o asfalto, per un uomo odierno.

Mi manchi come il suolo per un uomo che si è buttato da un palazzo di sedici piani
aspettando di arrivare.

Mi manchi come un suono
per chi come te

non sà ascoltare e distinguere un urlo
da canto o bestemmia.
Mi manchi come la placenta dei ricordi
che ricorda chi sei in ogni istante inconscio.
Mi manchi di più,
se non ci sei, perchè quando ci sei
ti sento troppo. Immagino troppo.
La tua aura mi riempe e non vedo più niente,
sono miele dentro
che scivola tra pancia e gola
e lascia un tatto ovattato sulla bocca che rimane socchiusa
senza pretesa di parlare o tacere
il respiro diventa silenzioso
e l'amore finalmente sà dell'amore che ho dentro.
E da bambina ti bacio le labbra come una madre.

Così,
se davanti ho solo la mia ombra,
ti immagino meglio, più realisticamente
sei tu,
lo schifo che sei,
e l'oro che porti dentro giocando a nascondino da solo.

Volto spesso con te
le spalle al sole o lampione che sia,
Ma tu non parli, non sei i miei occhi, non sei niente di me
eppure detieni il mio sentire.
E tu che mi fai schifo non domandare più che giorno sia
perchè il tempo non sà che ora è.
Ma tu non domandi.
Non siamo noi forse stessa pasta di lui?
Noi non ci contiamo
e se lo facciamo è sempre troppo tardi e la fretta
diventa il tempo stesso,
come se rimanessimo indietro, anche qui.
Non sappiamo stare.
Se tralasciamo il vissuto che
prima o dopo ci lascia,
rimaniamo istanti in cui vagare
spenti come lampioni che non mostrano le città di cui ci vergognamo
in aplomb
se non stringiamo a sangue la speranza.

E' dunque la speranza l'ingranaggio fondamentale senza cui nulla è fecondo?
E' quindi legittimo soffrire e atipico gioire
in un luogo dove necessaria è la speranza?

Ma proprio per ogni cosa?
Posso smettere ti prego?
Posso smettere di sperare in lui?
ti prego
Secco uomo che mi ha strappato la gola che cantava del mio amore,
e la bocca per sorridere veramente,
ora sono niente, dolore che cammina,
in eterna attesa
che ogni uomo condivide

che qualcuno guardandomi negl'occhi mi dia l'assurda
assurda gioia di piangere con me,

abbracciati in un dolce attimo fuori da ogni cosa,
anche da questo,
finalmente.
Fuori dal tempo e da me. Da tutti noi.

Donny: "dove vado ora?"

Dove sei?
Un aiutino? sono stanco, affaticato...

Poco ho capito, compreso, meno ancora ho sperimentato...

Immensa la quantità delle cose da conoscere..

Tre corpi da abitare, molte collocazioni dell' Es di cui prendere coscenza...

Dal Teorico concettuale alla sperimentazione diretta...

Mille cose in più da vedere con questi occhi, migliaia da vedere con gli altri...

Un corpo, un Avatar... Un essere che si manifesta in una realtà;
e quindi perchè è avvenuto? lo scopo?

La crescita e gli errori...

Errori ripetitivi, Basta!

Ieri il bambino, domani il vecchio, oggi la verità...

Armonia, la pace...

Il male, assenza di bene, assenza di conoscenza, assenza di libertà...

Una corsa sfrenata verso la liberazione; l'interpretazione e la percezione del male in forme diverse;
a volte giuste, a volte non giuste, mai sbagliate...

La scala, non si sale con la rincorsa, non da seduti, ogni gradino deve trovarsi stabile, ogni gradino deve essere abitabile; chi è

la scala? io...

Il corpo prima scoppia poi si rompe, poi si ricompatta più solido ma ancora non regge il carico...

L'errore, parlare troppo; non parlarne...

L'errore, esagerare; troppo oltre i limiti, il corpo non è pronto...

Ripartire, si riparte dallo 0, mai dal 2...

La confusione, troppe voci all'unisono; silenzio...

Chi sei? non lo so perchè non sò chi sono, ma per capirlo la prima domanda: cosa sono?

Un essere umano, ciò che viene visto, udito, nominato...

Il vero non si vede, è velato; non si udisce, è silenzioso; non si nomina, è ignoto...

Il Tutto, armonia, equilibrio...

Il caos, mancanza di armonia...

Il mondo, Caotico...

La luce, il tutto...

Dove non c'è la luce è buio; il buio è il male...

Ecco cos'è il mondo d'oggi...

Rasserena vedere che qualcuno che un tempo era travolto dal buio del vuoto, ora spomtanemente cerca luce e rinuncia ai facili

espedienti...

Io sarò capace di tanto?

Una cosa è certà: ci credo, ci provo, faccio tutto ciò che occorre, rinuncio a tutto ciò a cui occorre rinunciare...

Lo scopo: essere avvolto da quella luminosa calda coperta, miscelarmi al tutto, fondermi nella luce; Nirvana...

Temperanza; se troppo tesa la corda si spezza, se troppo lenta non suonerà...

lunedì 6 settembre 2010

Step.h - Io?

Mi presento: sono il caos.

Sono il caos di ieri, e quello di domani.

Quello dell'istante appena trascorso, quello del dubbio,

quello delle abitudini, quello delle novità.

Un secondo fa avevo un numero inquantificabile di scelte, banali, o meno.

Tra queste c'era scrivere ora, o più tardi, o mai.

Farlo in fretta, lasciando che le parole scorrano lungo in filo forse logico dei miei pensieri,

o farlo lentamente, pesandole una per volta.

Sono la scelta di un tempo molto lungo, o forse molto breve,

sono l'unica strada che mi ha condotto ad esistere.

Esisto ora, ieri forse, domani no.

L'infinità delle possibilità che avevo ieri, un minuto fa o in un qualunque istante del passato

è grande solamente quanto le possibilità future.

Non quelle presenti, perchè il presente non lo colgo.

Dove sono non lo so. Non sarà il filo che mi ha condotto qua a dirmelo,

ne tantomeno raggiungerò mai un luogo.

Non so dove sono. Non so chi sono. So solo che forse sono e tanto mi basta.

martedì 31 agosto 2010

Paul: giunge l'arcobaleno



Un tuono cade dolcemente sulla mia anima.

Una goccia scivola lentamente sul mio viso.
Un lampo si getta nel cielo con fare misterioso,
e in un attimo scompare nelle profondità di questo mare oscuro.

Oh Dio, lasciami scorgere un filo, un filo soltanto di questo teatrino di marionette.
Lasciami vedere per un secondo cosa c'è dietro tutto questo,
lasciami capire perchè tutto questo dolore dovrebbe avere un senso.

"...Ehi, c'è nessuno qua?... ...Pronto dottore, ho bisogno d'aiuto... ...Prego, mi dia le sue generalità..."

Voglio solo correre, correre per i verdi prati d'estate,
la mia pelle a contatto con il grano, il sole nei miei occhi e nient'altro.

Oh bambino, bambino che sei nascosto dentro me, qual'è la via che devi seguire?
Perchè ti sei perso in questa foresta così scura? Dove hai sbagliato?

"...Era un uomo alto, sulla trentina, di colore... ...L'auto era assicurata?... ...Pronto ambulanza, qui c'è bisogno di voi..."

Mi parli, ma non riesco a capire una sola parola di quello che dici.
Fare gli adulti? Ma che stai dicendo, l'hai sempre detto che fanno tutti per finta.
Lasciami andare, se proprio devo scegliere voglio morire sognando.
Voglio un sorriso, uno spicchio di luce riflessa nel sole giallo e sorridente.

Fa freddo qua, vorrei solo avere occhi adatti a vedere in questo buio impenetrabile.

"...Non piangere bambino, dov'è la tua mamma?... ...Il testamento non cita il vostro nome... ...Carica il defibrillatore..."

Sono appena caduto, non lo vedi?
Mi asciugo le lacrime e mi guardo il ginocchio sbucciato.

Ma chi sto prendendo in giro?
Io ti ho mentito. Io ho paura.

...Non guardarmi così mentre vado via. Tornerò a prenderti, ti porterò un cerotto e un pò d'acqua per lavarti quel ginocchietto...

Piango perchè ho paura.
Ti prego dimmi che non mi dimenticherò mai e poi mai di te.

Non voglio diventare stupido e ottuso.
Voglio essere sempre sveglio per averti accanto.

Non c'è dolore nelle tue parole.
Camminiamo insieme, Io, Il bambino, Il vecchio.

Il bambino, perso nei meandri di una domanda lasciata in sospeso.

Il vecchio, saggio ignorante, chiuso mentalmente, genio e stolto allo stesso tempo.
Io, vuoto di significato, ricco d'essenza, viaggio portandomi appresso entrambi. Cerco di non farli parlare troppo a lungo, potrebbero finire solo per litigare.

"...Rilassati. Parlami della tua infanzia... ...Il ragazzo era in casa al momento dell'incidente... ...Condoglianze amico, condoglianze..."

Mi ritrovo ad ascoltare una canzone, ma ehi, è senza capo ne coda!
Chi mai ha udito una canzone senza un inizio?

Cammina vecchio stolto, vediamo se le tue perle di saggezza questa volta salveranno la situazione. Sei un vecchio buffone.

Ora siediti accanto a me dolce anima.
Lavati il viso con me, guardiamo se i nostri riflessi cambiano,
se i nostri occhi cambiano colore, se diventano azzurri, e poi verdi, e poi chissà.

Sfiora la mia mano, sentila cambiare,
senti le rughe nascere da dentro la mia anima,
Sfiora i miei lineamenti, lasciami accarezzare i tuoi,
guarda il mio sguardo mentre impallidisce,
guarda le mie parole mentre svaniscono.

Forse tu puoi cambiare le cose?


Ma neppure tu sai chi devo ascoltare.
Il vecchio saggio, sputa sentenze nella speranza di cambiare il mondo,
senza cambiare un bel nulla.

Il piccolo bambino, potrebbe volare se solo volesse,
ma è troppo occupato a guardare il suo piccolo ginocchio sbucciato.


Guarda amico mio, guarda l'orizzonte. Dimenticati della pioggia.
Ora splende l'arcobaleno. Non devi più distrarti, ora i colori sono tutti lì.
Non è nient'altro che un quadro più grande.