domenica 24 aprile 2011

The Mallard • Conforto Salvifico



"O Signore, mi era dolce, in seno allo sforzo, sentire che, sviluppandomi, aumentavo la tua presa di possesso su di me. E mi era anche dolce, sotto la spinta interiore della Vita, o nel gioco favorevole degli eventi, abbandonarmi alla tua Provvidenza. Fa’ che, dopo avere scoperto la gioia di utilizzare ogni forma di crescita per farTi, o per lasciarti crescere in me, io acceda senza sgomento all’ultima fase della comunione in cui ti possederò diminuendo in Te.

Dopo avere scoperto in Te Colui che è un «più me stesso», fa’ che io sappia pure riconoscerTi, venuta la mia ora, sotto le apparenze di ogni potenza estranea o nemica che sembrerà volermi distruggere o soppiantare. Quando, sul mio corpo (e ben maggiormente sul mio spirito!) comincerà ad incidere il logorìo dell’età; quando su di me piomberà dall’esterno, o nascerà in me, dall’interno, il male che fa diminuire o che rapisce; nell’istante doloroso in cui, tutt’ad un tratto, mi accorgerò di essere malato o d’invecchiare; e soprattutto in quel momento ultimo in cui mi sentirò sfuggire a me stesso, assolutamente passivo tra le mani di quelle forze ignote; in tutte quelle ore cupe, concedimi, o Signore, di capire che sei Te (purché la mia fede sia abbastanza grande) Colui che apre un varco doloroso nelle mie fibre per penetrare sin nel cuore della mia sostanza e rapirmi in Te.

Sì: più nell’intimo della mia carne il male è radicato ed incurabile, e più puoi essere Tu stesso che ospito quale principio amorevole, attivo, di purificazione e di distacco.

Tanto più l’avvenire mi si apre davanti come una vertiginosa voragine o un passo oscuro, quanto più, se mi ci avventuro sulla tua Parola, posso aver fiducia di perdermi o d’inabissarmi in Te, - di essere assimilato al tuo Corpo, o Gesù.

O energia del mio Signore, forza irresistibile e vivente, poiché di noi due, sei Tu la più forte, infinitamente, tocca a Te il compito di bruciarmi in quella unione che deve fonderci insieme. Concedimi allora qualche cosa di ancor più prezioso della grazia che ti chiedono i tuoi fedeli. Non mi basta morire comunicandomi. Insegnami a comunicarmi morendo. "


Pierre Teilhard de Chardin – Sulla Sofferenza

Ed. Queriniana, Brescia, 1996


The Mallard

mercoledì 16 marzo 2011

The Mallard • L'inconoscibile che tutto muove: mio punto di vista sull'inesprimibile come volontà (thanks to A. Schopenhauer).

I risultati di un ragionamento sono in realtà i risultati dell'inconoscibile volontà: è colei che “ha la volontà” di far nascere un pensiero, anche se non ne siamo coscienti.

Ma allora, per quale necessità ha creato come mediatore il ragionamento tra lei ed i risultati?


La volontà è essa stessa sia il risultato, sia il ragionamento.

Coincide con due manifestazioni.

Ma solo quest’ultime, come tali, hanno avuto luogo in tempi e spazi diversi, essendo parte del mondo della molteplicità delle rappresentazioni.

L’essenza della volontà, invece, immune dalla schiavitù causale, non conosce tempo né spazio.

“È”, sempre e in ogni dove.

È il “sempre” e l’ “ogni dove”.



The Mallard

martedì 15 febbraio 2011

Il Barbiere: Campi Di Grano



http://www.youtube.com/watch?v=KDaQfLFHYjI

I

Giallo...

...Campi

Campi gialli...

...Grano

Ovunque...

A piedi scalzi correva Jack per i verdi prati con tutta la forza che aveva.

Il sole caldo e potente inondava i campi di grano, qualche nuvola qua e la dava alle piccole spighe colori diversi come a voler sfumare uno splendido quadro nei suoi ultimi ritocchi.

Le colline tutto intorno ondeggiavano dolcemente, come le onde di un grande mare, in silenzio e sempre allo stesso ritmo, campi di grano tutto intorno, la pace dei sensi che arriva dal giallo profumo.

Alberi vecchi e saggi regalavano un pò di ombra a qualche contadino stanco e, a volte, rinunciavano a qualche loro frutto per rincuorarli della dura giornata di lavoro.

Stormi di uccellini si libravano in volo al suono dei canti religiosi, le donne lavavano i panni al fiume con dedizione e umiltà. Laggiù a fondo valle qualcuno abbatteva un grande albero, la festa del villaggio era ormai giunta agli ultimi preparativi.

Presto la valle avrebbe risuonato di canti e balli, gente che sarebbe accorsa da tutte le vicine case, carne alla griglia e vino d'annata.

E nelle botti sarebbero presto giunte le risate allegre dei ragazzi ai tavoli, i bambini schiamazzanti che si rincorrono con i loro vestiti della Domenica. Vicino alla brace un vecchio che racconta molto attentamente di quando lui e i suoi sono stati presi dagli Austriaci.

Come tutti gli anni i vecchi sarebbero stati tutti li intorno, chi col sigaro, chi con la pipa, tra un bicchiere di vino e un cenno con la testa, a rimembrare anni passati, quando le gambe non erano mai stanche e la testa non ciondolava per la malinconia.

Il vecchio Tobia, padre del padre di Jack, sarebbe stato certamente lì, con il suo bastone e i suoi lunghi baffi grigi, il suo vestito più elegante e l'orologio a cipolla nel taschino, la sua stessa espressione di quando ascoltava i suoni degli spari in trincea, lo sguardo perso nel vuoto dei suoi ricordi.

E poi ci sarebbe stata lei, Lily.

Sarebbe stata forse tra le altre ragazze del paese, li a danzare e scherzare allegramente, a regalare un ballo a qualche compaesano imbarazzato.

Lei, bellissima e pura, sarebbe stata li ad aspettare Jack, ad aspettare la sua mano, ad aspettare un cenno per sparire dalla folla, a correre con lui per i prati imbruniti fino al limitare del bosco, al lume di quella eterea candela lunare, e attendere i suoi baci, le sue carezze, nei suoi occhi verdi si sarebbe persa...

...e il suo amore l'avrebbe guardata ancora una volta, poi si sarebbe inchinato, e con un anello tra le mani le avrebbe chiesto di diventare sua moglie, per sempre, una vita in quella casa che lui stava già costruendo in segreto...

...avvolgersi per sempre tra braccia e lenzuola, imparare ad accarezzare con i baci e sentire con questo velo d'amore che ora sembra un incendio inarrestabile...

...campi di grano...campi gialli...campi...

II

Jack ritornò in sè e cadde un'altra volta...questa volta si rialzò a fatica.

Il fango ghiacciato aveva impregnato la sua divisa, non sentiva più le dita da un pezzo ormai.

Con un gesto quasi automatico strofinò via i pezzi di ghiaccio dalla barba incolta, si riaggiustò l'elmetto, cercando di restare al passo con gli altri, un colpo di tosse, e tutto è come prima.

Qui si marcia. Già...verso dove? nessuno lo sa più ormai.

Si voltò per un secondo, cercando di riconoscere un volto familiare tra gli altri soldati persi nella fitta bufera...

Ma nessuno sembrò accorgersi del suo gesto.

Morti che camminano...

Ogni volto gli sembrava uguale agli altri, a tutti gli altri che aveva visto il giorno prima, e quello prima ancora.

Volti uguali a quelli che aveva visto cadere squarciati accanto a lui, occhi sgranati nell'ultima smorfia di dolore immenso.

Aveva un amico al fronte, amico d'infanzia...ne avevano combinate di belle insieme giù per le vie del Paese, a rubare frutta ai contadini, a ubriacarsi alle feste, a prendere in giro tutto e tutti..nei campi di grano dorato nel sole d'estate, all'ombra dei ciliegi in fiore, ammirando le nuvole spostarsi e cambiare forma...

...Jack smise di credere in un Dio il giorno che ordinarono al suo amico si andare a sabotare le reti delle trincee nemiche...

...fu l'ultima volta che sentì una lacrima scorrere lungo il suo volto, mentre lo vedeva accasciarsi sul filo spinato, sotto i colpi delle mitragliatrici nemiche, mentre con un mezzo sorriso si lasciava andare sulla rete chiodata, spegnendosi per sempre...come avrebbe voluto poter sorridere come lui, qua, ora che non c'è più niente in cui sperare...

"...mi chiedo se ci credevi, caro amico mio, quando ti dissero perchè si andava in guerra, mi chiedo se speravi davvero che questa guerra sarebbe servita a qualcosa..."

...la in cima alla collina innevata, tra la bufera, Jack sente delle urla, un ordine probabilmente.

"forse ci fermeremo per qualche ora..."

Il freddo penetra ogni cosa qui, penetra l'anima, non c'è via di scampo, finisce per congelarti il pensiero, i sensi, non resta che arrendersi...a pensare si sta solo peggio...a volte Jack si chiede come riesca ancora a ricordare...qua intorno vede solo facce svuotate di ogni cosa, facce completamente inespressive, che avanzano verso una meta inesistente...forse lo sanno anche loro, lo sanno meglio di lui che di loro non resterà niente, non resterà nemmeno un corpo da seppellire, li in mezzo nessuno ha più un nome , nessuno ha più un orgoglio, ognuno di loro è solo un numero.

Uno in più...uno in meno... è sempre un esercito, e continuano soli come una massa di vacche al pascolo..

...si voltò e un fiocco di neve gli colpì il viso costringendolo a chiudere gli occhi all'improvviso...

"...e in un lampo ti rividi amore mio...estate, campi in fiore, margherite che ondeggiano sotto la brezza tiepida del mattino, la tua veste fiorata, nascosta da un sorriso ingenuo, i tuoi capelli così profumati,un fiore tra di essi, i tuoi occhi così profondi...un abbraccio e ti stringo a me...ti prego amore tendimi la tua mano..."

Jack riaprì i suoi occhi e mangiò un pò di ghiaccio tossendo per lo stupore, la mente si risvegliò come da un sogno, la tormenta arrivò per destare ciò che restava di lui, ciò che restava di un uomo, ciò che restava del suo corpo esausto.

Dovevano sposarsi proprio in quei giorni...volevano organizzare la più bella festa del mondo, con risa, canti e danze...e iniziare una vita fantastica insieme...la loro casa sarebbe stata lassù, sulla più bella collina del paese, avevano raccimolato un pò di soldi, Jack sudando sotto il sole, coltivando nei campi, Lily insegnando ai bambini della scuola elementare...volevano coronare quel sogno, avrebbero lavorato insieme per mantenersi, seminando le loro terre, crescendo i loro bambini...e Jack lo voleva più di ogni altra cosa al mondo...

...voleva svegliarsi la mattina per vedere accanto a lui un angelo riposare avvolto nelle sue ali, un piccolo miracolo che si avvera al sopraggiungere dell'alba...

...respirare i campi di grano...

...a un tratto si accorse che qualcosa non andava...uno strano silenzio era calato nei dintorni, persino la bufera sembrava calata improvvisamente, c'era un clima di attesa irreale...

...pochi secondi dopo, scoppiò l'inferno.

Paul

lunedì 7 febbraio 2011

......A volte ritornano!




Una vita che non scrivevo più qui....
non ne sentivo l'esigenza....
...forse...
forse avevo solo bisogno di pensare,
riflettere lontano da tutti e tutto...
starmene un pò per conto mio e tenere le parole ammassate e confuse nella mia testa!

Ora invece è scattato una molla....
è bastato un secondo un attimo...
uno sguardo assonnato alla stella più lontana per riprovare un brivido..!

Il brivido di chi scrive e immagina...
di chi sogna...
di chi vuole lasciare un segno con le sue parole...

Avevo voglia di far risentire la mia voce attraverso una tastiera

ripensando a tutto quello che è successo

a quante strade si perdono

a quante si ritrovano

a come si cambia

si migliora

ci si appasiona...

a quanto siamo menefreghisti

a quante laccrime abbiamo versato

e a quanti sorrisi abbiamo venduto...

a quante mani abbiamo stretto

a quanti schiaffi abbiamo mollato...

a quanti sogni,

progetti,

discorsi,

viaggi,

pensieri,

emozioni,

incubi,

litigi,

giochi..

abbiamo fatto tutti noi in questi mesi...di pagine bianche...

di lacerazione...

chiusura

e stanchezza...!



Oggi avevo voglia così di lasciare un'impronta....silenziosa...
come un saluto ad un vecchio amico che non vedi da un pò...
con gli occhi un pò lucidi di ricordi e il cuore gonfio di emozione!



La Vale