venerdì 8 ottobre 2010

The Mallard • Strategia Monocromatica

Nei casi in cui fosse necessario prendere delle decisioni, prendersi in carico delle azioni, studiare la soluzione migliore (tra quelle che si hanno a disposizione ad oggi) e soprattutto nel momento in cui bisognasse addurre motivazioni o giustificarsi per qualcosa, spesso mi è capitato di essermi imbattuto nel dover descrivere o dimostrare un effetto come sintesi di una sola causa. Sebbene è pacifico pensare che le relazioni causa-effetto non stiano mai né dalla parte di un determinismo “evidence-based”, tipico della speculazione occidentale, ma sebbene anche non ci si possa opporre mai completamente all’indimostrabilità di alcuni tipi di olismo, l’attribuire ad una sola causa uno o più effetti, a mio avviso, è fondamentalmente sbagliata.

Le ragioni possono essere molteplici, a partire dalla mancanza di conoscenza di tutti gli elementi costituenti un sistema: se vogliamo usare il determinismo, questi elementi vanno conosciuti e di solito se ne analizza l’effetto in modo giusto e sensato, ma si incappa in errore soprattutto quando si effettuano i passi successivi, ovvero l’analisi dell’interazione e la successiva integrazione delle cause (che formano altre cause più complesse da modellare e delle quali capire la dinamica) e la semplificazione degli effetti di minor conto.

Perché e con che autorità decido di cancellare, di non considerare, di “semplificare” una quantità di fattori, di variabili che ho sancito come “meno influenti”?

Non occorre qui esplicitare la serie di McLaurin Taylor (che matematicamente permette di esprimere la relazione ed il peso tra molteplici variabili-causa e la funzione-effetto) e neanche il “butterfly effect” (che dimostra che cause di livello ennesimo, che ipoteticamente, nei sistemi lineari, sarebbe ragionevole pensare di trascurare o semplificare, troppo spesso danno effetti inaspettatamente ingenti) per renderci conto che in realtà spesso si sia portati a trattare i sistemi NON lineari (praticamente tutta la natura) come lineari, applicando questa teoria COME SE avessimo sempre la presunzione di poter circoscrivere ad una sola causa (o a poche) gli accadimenti.

Motivazioni:

• Scienza: usa questo metodo perché praticamente solo i sistemi lineari hanno soluzioni risolvibili con metodi che i matematici chiamano “banali” (anche se spesso tanto banali non sono), con metodi sintetizzabili insomma in una o più formule che siano facilmente risolvibili e “maneggiabili” da umani o computer. Per i sistemi non lineari, raramente si arriva ad una soluzione e spesso né si conosce ad oggi la formula che ci arrivi, né si ha la presunzione di poter modellare il sistema (spesso, anzi, la matematica dimostra che non esiste metodo risolutivo analitico per alcuni tipi di equazioni). Allora si procede RICONDUCENDO i sistemi NON lineari a sistemi lineari. Facendo così, oggi, con la potenza di calcolo dei più sofisticati computer, spesso si arriva ad un’approssimazione sufficiente del fenomeno (almeno secondo sufficienti dati iniziali e senza pretendere di estendere troppo nel futuro la previsione es. previsioni meteo, che utilizzano modelli di calcolo lineari che approssimano piuttosto bene il fenomeno non lineare, ma danno risultati attendibili SOLO per una previsione di pochi giorni. Dopo, come si suol dire, “derivano”).

Insomma, la scienza dice che “non si può far altro” perché i mezzi che abbiamo a disposizione ad oggi sono questi.

• Società: si usa quasi sempre questo metodo quando non si può dire “non capisco il fenomeno” o ci si trova alle strette nel dover addurre delle motivazioni ad un evento (capitato a sé stessi o ad altri), a dover giustificare una decisione che si dovrà prendere, adducendo al fatto che un certo evento è stato generato da “quella” causa, che è stata di “quella” causa la RESPONSABILITÀ dell’accaduto, perché (si dice) “la legge (e quindi l’uomo) vuole sempre UN responsabile”. Sembra che non ci si possa intrattenere per troppo tempo nell’investigare sulle possibili molteplici cause, che magari giustificherebbero più lo scagionamento che la condanna di un evento o di un uomo, ma si debba invece solo nutrire la soddisfazione della “comprensione e condanna” a tutti i costi, si DEVE capire il fenomeno, si DEVE giustificarlo e giustiziarlo.

Insomma, la società dice che le decisioni che devono essere prese per indirizzare le azioni in uno o nell’altro verso non possono tener conto di tutto e di tutti, ma che, trovato UN “capro espiatorio” (causa materiale o persona), il caso deve essere chiuso, la decisione presa. Anche se non lo si dice il motivo è, in pratica, l’“economizzare” le risorse e non dilungarsi all’infinito con la trattazione, l’impossibilità di accettare la mancanza di soluzione (e l’impossibilità di accettare quindi l’A-ssoluzione), la non accettazione dell’impossibilità della comprensione piena dell’evento.

• Filosofia: in occidente, soprattutto da Kant in poi, in effetti non si è troppo perso di vista il fatto che possano essere molteplici le cause che portino ad altrettanto molteplici effetti, e che le “variabili” considerate “indipendenti” il più delle volte non lo sono e spesso si relazionano tra loro creando cause di natura DIVERSA dalle singole che le compongono, cause che quindi dovrebbero essere trattate con una diversa logica rispetto alle cause “genitoriali”.

Ciò nonostante, la più grande bestemmia che sento spesso proferire, tale non tanto perché è errata, ma quanto perché ne viene data l’interpretazione SBAGLIATA, è quella che si potrebbe sintetizzare nella frase: “Noi ci scegliamo il nostro destino”, oppure: “Ciascuno è causa del suo male”.

L’errore non sta tanto nella frase in sé, che è stata messa in così poche parole per esigenze di esser tramandata oralmente, ma che, se opportunamente argomentata, può essere anche VERA (ma, ripeto, non può fare a meno della sua argomentazione per ragioni di tempo e spazio, rimando alla dissertazione organica tenuta tra me e Donny al di fuori del pub di Campo quest’estate).

L’errore sta invece nel fatto che, perché questa frase si autosostenga ed abbia ragion d’essere, sia necessario conoscere tutte le cause (e saperne con certezza le provenienze) e vengano attribuite TUTTE alla stessa persona.

Delirio di onnipotenza duplice!

Primo perché si ha la pretesa di onniscienza: ho la presunzione di aver la certezza di conoscere tutte le cause, nessuna esclusa.

Secondo, è come se dicessi che la persona che “si sceglie il suo destino” possa aver avuto l’onnipotenza su TUTTE queste cause, e quindi non abbia fatto altro che SCEGLIERSI il suo futuro (agendo o non agendo).

Questa è la cosa più grave e sbagliata che ci possa essere: qui non siamo nel campo della giustizia, qui non ci vuole per forza UNO E UN SOLO responsabile. Qui si sta speculando su innocenti capri espiatori. Per quanto sia polemico e spesso profondamente anti-mistico, lo stesso Nietzsche su questo tema più volte sottolinea (soprattutto nella “Gaia Scienza”) la “fondamentale innocenza di ogni azione umana”.

Insomma: l’uomo non può mai conoscere tutto, non può avere la onnipotenza su tutte le cose (anzi, spesso ne ha pochissima e gli sfuggono di mano), quindi non può mai deliberatamente “scegliersi il proprio destino”.

Per quanto bella e piena di speranza, anche l’idea della reincarnazione e della “punizione nella prossima vita delle mal-azioni fatte in quelle prima” potrebbe subir critica, se il suo pensiero si generasse unicamente, come necessità, dall’impossibilità di giustificare diversamente fatti come i “bambini carini” che muoiono di malattie terribili o patiscono sofferenze atroci.

Argomentiamo bene concetti come questo del “mi scelgo io il mio destino” PRIMA di proferirli: potremmo far del serio male a chi non ne può nulla del proprio destino e che si sentirebbe in più beffato e responsabilizzato ingiustamente.

E allora che si può fare? (frase rigettata addosso a quasi tutti i filosofi)

Purtroppo la risposta, come quasi sempre, è “Quello che si può”.

Ma vorrei fermarmi proprio su questo punto per sottolineare che “quello che si può” NON vuol dire “devo giustificare anche quello che «non posso», adducendo immaginarie cause non dimostrate per far contenta una certa teoria o un certo costume in voga oggi”.

L’importante è capire che non si DEVE sintetizzare a tutti i costi in una sola causa quando questa non la si capisce o quando è palese la molteplicità delle cause e quindi la NON provenienza da un solo responsabile.

Questo ALMENO venga fatto nel campo della filosofia, della mistica, della metafisica e della (vera) religione, dove non dovremmo esser costretti a forza di trovare una sola causa imputabile.

Ma anche negli altri campi si può far qualcosa:

Es. se la scienza può usare solo i modelli lineari, usi quelli che ha, ma abbia l’onesta (come la hanno i veri e grandi scienziati) di dire che queste metodologie solo APPROSSIMANO la realtà, non la modellano né in maniera completamente verosimile, né in maniera da indovinarne, sempre e comunque con giustezza, gli esiti.

Es. se la giustizia vuole sempre un responsabile perché non si hanno risorse per investigarli tutti e la vendetta dei parenti delle vittime vuole “giustizia” (e già da subito batte piedino ansiosa di soddisfazione, soffiando sul collo dell’esecutivo e del giudiziario), pur si proceda, ahimè, con questa logica spietata, ma non si abbia mai la presunzione di infallibilità, di esser nel “vero”, men di meno nell’ “unico” vero.

Tutto questo per dire che la “Strategia Monocromatica”, per quanto soddisfacente all’apparenza, non prescinde dalla assoluta presunzione di conoscere ed aver potere su tutto, cosa che, forse, non è neanche divina, figuriamoci se è terrena.

Per concludere vorrei rassicurare sul fatto che la necessità di sintesi e spinta decisionista, ultimo baluardo che potrebbe difendere questo modo di procedere, la possibilità di sfociare in una “Teoria del tutto”, in una filosofia “omniabbracciante”, in un poter arrivare a percepire “tutto l’Universo in un atomo ed in un istante”, tutto questo insomma, NON richiede affatto che le varie sue componenti si autoescludano, non si richiede in alcun modo di mettere per forza in conflitto annichilente le varie sue parti.

Anzi, per riuscire finalmente a sviluppare le proprie facoltà percettive al di là del sensibile, avendo l’INTUIZIONE del Tutto, spesso non si può far altro che DOVER considerare tutte le cause, tutti gli effetti, non rinnegandoli anche se fanno male, anche se non portano soddisfazione alla nostra frustrazione, al nostro desiderio di vendetta/giustizia e linearità degli eventi, al nostro desiderio di spiegarci tutto, al nostro desiderio di sicurezza.

“Bere l’amaro calice fino alla feccia” non può che esser fatto se DAVVERO si vuole uscire dal samsāra.

La cosa è difficilissima, me ne rendo conto, perché non porta ai nostri occhi che una infinita insoddisfazione, anche se apparente.

È molto dura (ne sappiamo tutti qualcosa) aver la cognizione di non poter mai conoscere tutte le cause, molto dura sapere ed accettare di non poter far nulla per la maggior parte degli effetti. Molto dura è, insomma, accettare, anche sotto questo punto di vista, la finitezza umana.

Ma diabolico è far scontare ad altri, CON DOLO, le conseguenze di questo modo di procedere. Diabolico è far ricadere su altri il peso di queste nostre constatazioni, anche se fanno male. Diabolico è che questo comportamento sia, neanche poi tanto tacitamente, approvato dalla stragrande maggioranza di maschere che popolano questo pianeta.

Lavoriamo per liberarcene.



The Mallard

7 commenti:

  1. Interessante post...commento per esprimere il mio parere che, anche se non è pienamente a tuo favore, parte dal presupposto che il tuo pensiero è ben costruito e non voglio spingere nessuno a cambiare idea.

    Il concetto principale che hai espresso è alla base delle cause del famoso effetto della "Globalizzazione"..purtroppo viviamo in un mondo che "Vuole" generalizzare, sintetizzare, rendere accessibile tutto a tutti, standardizzare, rendere tutto accessibile ai cittadini globali.

    E noi cosa siamo? siamo la massa, non siamo più distinguibili come individui, ma siamo amalgamati e non valiamo più nulla se non ci distinguiamo per fama o per gloria.

    Partendo da questo presupposto, credo che nessuno scienziato, o matematico, o astrofisico abbia mai pensato che la matematica o la scienza non siano incerti: tutto si basa su incertezza, persino i nostri sensi si basano su un'approssimazione di quello che abbiamo veramente intorno a noi (basta pensare alla vista, che si basa su un campionamento di fotogrammi e quindi a una generalizzazione del mondo esterno, ecco perchè lo schermo della tv non lo vediamo a scatti, oppure il nostro udito, che campiona i suoni con una velocità piuttosto bassa, motivo per cui i suoni Mp3 non vengono da noi avvertiti come suoni sconnessi).

    Il fatto è: a che punto possiamo dire che l'incertezza è così piccola da poter essere trascurata? Quando pensiamo al mondo composto di atomi ci rendiamo conto che ci sono particelle innumerevoli, ognuna diversa da un'altra per qualcosa di infinitamente piccolo...eppure non cambia il fatto che non li potremo mai vedere, e non solo! non li avvertiremo mai! saranno sempre talmente piccoli che ai nostri occhi saranno solo la causa di ciò che abbiamo intorno di solido!

    Questo sta alla base della fisica, ad esempio! Non ci serve sapere di quanti atomi è composto un conduttore! Ci serve solo sapere di che metallo è composto, e insieme ad altri dati come temperatura e lunghezza possiamo determinare con straordinaria precisione la conducibilità...se così non facessimo...beh allora la tecnologia moderna non servirebbe a niente!

    Le memorie temporanee dei computer, come quello che state usando...è basato su un'incredibile incertezza! Sono dei minuscoli condensatori che vengono caricati elettricamente e ricaricati continuamente da un impulso ogni volta che si scaricano...quindi uno zero o un uno di codice binario del vostro computer è definito tale se la tensione in questi condensatori raggiunge "almeno" un valore di soglia minimo...se così non facessimo non potremmo memorizzare dei dati senza dover spendere una fortuna.

    Questo è per dire: Tutti odiamo il fatto di essere generalizzati, sintetizzati, ma ciò non toglie che nel nostro mondo, nelle cose che ci riguardano, è l'unico modo per convivere e per progredire.

    Paul

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  2. Io mi trovo tremendamente, mio malgrado d'accordo con te mallard...

    Sicuramente quando si dicono appunto frasi come: noi creiamo il nostro destino, si riduce troppo l'insieme delle variabili che generano una linea temporale.. la fisica quantistica come ben sappiamo insegna tra le varie splendide cose anche che è proprio l'osservatore a determinare le dinamiche di un fenomeno.. quindi appunto ci insegna che il nostro stato mentale (che comprenderebbe migliaia di variabili tra cui emozini, pensieri, ecc..ma riassumo per praticità) causa o meglio genera un fenomeno che a sua volta a effetto farfalla ne genera altri e altri, ora ovviamente non trovandoci noi al principio degli eventi, è naturale che gli indefiniti o infiniti effetti di cause a cui non possiamo piu risalire vanno prese in considerazione tanto quanto il nostro "generare" la realà..per cui sono pienamente daccordo con te nel dire che una frase: noi siamo causa dei nostri mali, è troppo riassuntiva visto il numero di cause e effetti che forse solo un dio puo comprendere, calcolare e prevedere.. ma trovo anche che quella frase sia utile a una riflessione e sia utile a un cambiamento spingendo gli uomini a riflettere perchè solo attraverso la comprensione delle Cause originali si può trovare una certa serenità di fronte agli eventi, quindi la frase piu che turbare un individuo dovrebbe, a mio parere, spingerlo a una riflessione.. o quantomeno applicando il concetto alla cultura occidentale, dovrebbe interferire con l'arroganza degli uomini che si lamentano di eventi sfortunati ma mai preoccupandoi di quanto le loro azioni possano essere sbagliate..

    Penso che tutto questo argomento richieda più di un analisi matematica o letterale o filosofica.

    Penso che ognuno da sembre si ponga delle domande su questo fenomeno misterioso che è la vita.

    Penso che alcuni si pongano le giuste domande e altri no.

    Penso che a volte si interpretano le antiche saggiezze nel giusto modo e a volte no.

    Penso che tu abbia scritto un post molto interessante anche se io non credo che questa "monocromatica" possa funzionare, almeno non al principio..

    Ma sono pienamente daccordo con il finale a cui giungi.. non è facile quando si scoprono agghiaccianti verità e al principio si ci perde in una profonda amarezza. solo dopo l'accettazione viene la coprensione.

    Donny.

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  3. Sono d'accordo con te Donny.
    Anzi, forse mi sono spiegato male, ma il mio commento era appunto legato a una cosa che hai detto tu.

    Anche secondo me la riflessione di The Mallard è giusta, ma non deve sfociare in un sentimento di passivismo, ma piuttosto deve spingere ad una riflessione personale.

    Innanzitutto deve esserci la consapevolezza: del mondo, della globalizzazione, dei nostri limiti e del modo in cui veniamo strumentalizzati.
    Una volta giunti a questa consapevolezza, bisogna porsi le domande giuste: e nel darsi una risposta trovo molto importante tenere sempre presente la domanda, e le cause che hanno portato a quella domanda.

    Pienamente d'accordo con te Donny. Il mio commento era rivolto ad altri aspetti del post.
    Ripeto che sono sempre partito dal presupposto che è un bel post, ben pensato e le idee sono comunque un grande spunto di riflessione per tutti.

    Paul

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  4. X Donny:
    1) "mio malgrado" --> perché?
    2) "anche se io non credo che questa "monocromatica" possa funzionare, almeno non al principio.." --> probabilmente non hai capito: tutto il post è volto a dire che secondo me la "strategia monocromatica" NON funziona --> quindi siamo d'accordo. Dal tuo commento sembra tu abbia capito come se io fossi a favore della strategia monocromatica, invece sono contro (quindi d'accordo con te --> è chiaramente esplicato nel mio pezzo "Tutto questo per dire che la “Strategia Monocromatica”, per quanto soddisfacente all’apparenza, NON prescinde dalla assoluta presunzione di conoscere ed aver potere su tutto, cosa che, forse, non è neanche divina, figuriamoci se è terrena.")

    The Mallard

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  5. ...sarebbe bello poter scambiare delle idee, soprattutto creare delle discussioni...
    ...e non sentirsi ignorati...sono nuovo del Barbiere, non mi permetto di giudicare nessuno, ma se questo post è riservato solo a qualcuno sarebbe forse più corretto precisarlo da subito, così da evitare di intromettersi in discussioni personali.

    Paul

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  6. Stai cercando di giustificare qualcosa che hai fatto giocando a scaricabarile?

    Mati

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  7. Interessante----- un pò complicato come discorso.... nel senso causa-effetto in sociologia tiene conto di quasi tutte le variabili...poi dipende c'è sempre un margine di errore...
    Ma credo che utilizzare concetti deterministici sia poco efficace nella vita di tutti i giorni!

    **chiedo scusa ma sono un pò indaffarata e appena ho 5 min lo leggerò con attenzione**

    LA vALE

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