giovedì 14 ottobre 2010

Paul: Sacrifice



La tempesta continua a imperversare su di me, e seppur a brevi scatti,
mi ritiro come un viscido insetto verso la fredda caverna oscura.

Nelle tenebre più totali intravedo bagliori illusori...
vedo mani...piedi...occhi vitrei mi fissano.

un piccolo tonfo si ripete rompendo il silenzio nero...
...un piccolo lamento...
un bambino piange sussurrando preghiere al buio...

Dalle crepe della grotta un flebile raggio di luce illumina una lacrima...

Oh Dio proteggimi...dammi la forza di guardare...

Il freddo gelido risveglia i miei sensi...solo, nudo...
...i miei occhi sono chiusi, al posto di essi non c'è più nulla...
solo vuote cavità...
le mie labbra sono cucite con ago e filo...
...le mie mani sono legate tra loro con ferro e catene...
chi mi chiuse qua ora non rammenta più
la causa di questo lago di sangue in cui dormo...
Solo le ceneri di una canzone aleggiano attorno a questo inferno

Il mio capo venne seppellito tra le polveri di migliaia di candele spente...
fermo e immobile, lascio che la mia mente vaghi per queste lande deserte,
gridando sempre e soltanto selvaggiamente
in cerca di un abbraccio in cui piangere.

E ora, ora che le mie membra altro non sono che una speranza,
sacrificherò ogni mia parte per un animo nobile.

Le mie gambe diverranno la voglia di correre, di scappare, per chi,
come me prima di lui, non ne ha avuto mai il coraggio.

Le mie braccia diverranno la forza di resistere all'oppressione,
sosterranno il peso dell'ingenuità e della sincerità, per chi,
come me, sta finendo schiacciato sotto quest'immensa mole.

Il mio respiro diverrà la voglia di volare,
di soffiare con tutte le proprie forze per dare vita a una tormenta
che spazzi via ogni maligno pensiero, per chi,
come me, e rimasto soffocato da questo alito fetido.

I miei occhi diverranno la forza di guardare,
di tenere alto il capo di fronte alla più orribile delle ingiustizie,
diverranno uno sguardo impenetrabile per chi,
come me, ha distolto troppe volte la vista.

...e le mie lacrime...diventeranno speranza,
come in un giorno di pioggia.
Una per volta, piccole e silenziose,
Cadranno su questa Terra infame,
che altro non è se non l'inferno che si è aperto di fronte a voi.

Li vedete i cancelli?

Diventeranno la speranza di essere liberi,
di poter parlare senza ago e filo,
di poter guardare con occhi al posto di queste cavità,
di poter correre, scappare,
di potersi muovere con libertà senza alcuna catena che ci vincoli.
Per essere ciò che siamo nati.

Chi ci chiuse qua ora non rammenta più,
Chi ci chiuse qua ora è davanti allo specchio in cui guardi,
Ora altro non è che noi stessi.

Paul


6 commenti:

  1. Spero che il trovare "un abbraccio in cui piangere" e "un animo nobile" ti possa portare un po' di pace

    Om Shanti

    The Mallard

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  2. Ti ringrazio...

    questi scritti non nascono per senso di vittimismo, ma sono molto tormentato nel mio essere più profondo e non riesco a trovare pace...
    così quando mi sento ispirato scrivo tirando fuori me stesso, insieme a tutti i miei incubi...non sono contento di questo ma la trovo quasi una "terapia" a volte...

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  3. Condivido. Sul tema dell'apertura scrissi tempo fa il post "Borrowed Heaven".
    Significativi furono anche i commenti di Androjinn e Vale.

    Ti metto il link:

    http://ilbarbiere00.blogspot.com/2010/05/mallard-borrowed-heaven.html

    The Mallard

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  4. Ti ringrazio, lo leggo con piacere, è piacevole sapere di non essere soli.

    Paul

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  5. Chi ci chiuse qua ora è davanti allo specchio in cui guardi,
    Ora altro non è che noi stessi.

    trovo bella nella sua semplicità quest'ultima frase.
    se siamo noi stessi a chiuderci nelle tenebre siamo anche noi a doverci restituire l'abbraccio che cerchiamo.

    mi sono sempre chiesta perché si pensi sempre all'oggetto specchio quando si mette in discussione sé stessi.
    si tratta forse di una fiducia nell'essere corporeo come piace pensare a me?

    Mati

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  6. Grazie, nella sua semplicità credo che la frase racchiuda un grande significato...

    Per quanto riguarda il discorso "specchio"
    per come la vedo io è molto semplice...

    Lo specchio è l'oggetto più familiare che usiamo per riflettere la nostra immagine...
    In esso ci vediamo riprodotti, vediamo noi stessi "essere" davanti a noi...

    Non ci sono possibilità di storpiare la nostra immagine usando un normale specchio...la nostra immagine si presenta davanti a noi, pura e inerme...per cui è facile trasportare questa immagine in situazioni in cui ci apriamo totalmente dal punto di vista interiore...

    perchè è come se non potessimo falsificare ciò che sentiamo...l'immagine è li, davanti a noi, e non possiamo fare altro che accettare ciò che abbiamo scorto del nostro animo più interiore...

    Paul

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