giovedì 18 novembre 2010

The Mallard • Lo stesso Sole

Mi calo in un paesaggio che non conosco, guardo uno scorcio di paese, una piccola spiaggia, un bosco, le montagne e tutte le cose umane e non, costruite e non; tutto ciò che, in fondo, ha solo cambiato aspetto nel tempo.
Ma la luce del Sole, le ombre ed i riflessi, nulla mi dicono sull’ora del giorno in cui mi trovo. La posizione della Luna, i suoi pallidi raggi, non mi illuminano sull’ora della notte.
Sempre mi sorprende come, dalla sola immagine statica di un paesaggio che non conosco, da un quadro, da una foto, io non sia in grado di indovinare se sono immerso in una mattina o in un pomeriggio, se in un’alba o in un tramonto, se il giorno sta arrivando oppure se ne sta andando.

Allora, mi fermo ad osservare: ecco il Sole basso all’orizzonte, ecco che mi accorgo del suo moto! Sta crescendo, si sta alzando su di me! In un arco perfetto esso sale inesorabile cancellando quasi l’azzurro con la potenza della sua luce, tale da non riuscire ad entrare completamente dentro i miei occhi.
Che abbondanza! Che gioia! Che sicurezza: il Sole sta crescendo.
Posso addirittura lasciarmelo alle spalle ad illuminarmi la via perché io confido: il Sole sta crescendo.
Di nulla mi affanno; solo sorrido, sono entusiasta, non mi chiedo nulla e gioisco. Corro sicuro alla scoperta della Terra e delle creature che la popolano. Vivi sono i colori: il Sole li detta con garbo, le cose rispondono con la loro giusta tonalità.
Voglio di più: ecco che il Sole mi esaudisce e sale ancor più alto. Sembra ora che bagni tutto con il suo bianco ed il suo giallo. I colori a mezzodì sono così chiari, sono quasi bianchi loro stessi. Tutto È Sole, tutto è immerso in Lui, che, abbracciando, uniforma e toglie quasi le singolarità.
Fuoco e calore: me ne disseto avidamente, non mi voglio riparare, anche se è troppo per me, è troppo forte.
Di nuovo, voglio di più: anche ora il Sole mi esaudisce, continuando a spostarsi.
Ma ora, nel suo naturale percorso, l’arco discende.
Subito la luce cala dal suo fulgore, e subito è quasi piacevole, quasi un sollievo dal troppo calore, dalla troppa luminosità dell’apice. Tornano i colori naturali delle cose, posso a tratti anche guardare dentro il Sole.

Presto però realizzo l’inesorabile percorso, la discesa che non voglio, la perdita.

Sembra attratto dall’orizzonte, dall’Ovest, che ora è più luminoso dell’Est. Sembra che stia per essere mangiato dalla stessa Terra che l’ha fatto nascere. Ed allora comincio ad inseguirlo. Prima cammino, ma non riesco a stargli dietro. Allungo il passo, ma il Sole procede e cade sempre più veloce. Sento l’affanno, sento un principio di terrore. Cammino più velocemente, inseguendolo. Sono gli stessi miei piedi a far ruotare la Terra, come se fossi un giocoliere. Sembra che, ad un tratto, io riesca a fermare la caduta del Sole, sembra che con la mia sola forza possa inseguire la palla di fuoco o possa far ruotare la Terra, per poter godere ancora di un giorno, di questo giorno, che non riesco a lasciar andare, che non riesco ad abbandonare.
Ma presto, camminando, giungo in terre che non conosco, non sono più a casa, ho paura. Le gambe si stancano, sono affannato. Non riesco ad avanzare alla sua velocità ed il Sole scende ancora. L’angoscia fa sgorgare le lacrime: “Fermati! Non te ne andare. Asciuga questi occhi. Aspettami! Non ce la faccio…”.

Le lacrime bagnano la terra e scivolo su di essa. Mi fermo. Posso solo osservare disperato. Poco prima di andarsene, il Sole sembra un grande occhio all’orizzonte, giallo e rosso. Poi, l’ultimo suo arco di luce mi saluta.
Ora non vedo più nulla. Sento solo le mie guance bagnate ed il freddo alle spalle. Non vedo neanche più me stesso.
Pian piano, neanche mi sento più.

Eppur mi sforzo di fissare verso Ovest: “Ti prego, torna! Voglio ricordarmi di Me, voglio sentire la mia pelle, voglio riconoscermi nel mio corpo.”

Ma d’un tratto ricordo le parole:

“Uomo, non bagnare con le tue lacrime la terra dell’Ovest. Chiudi gli occhi per vedere veramente. Rimani in ascolto, senza corpo, senza carne. Sei solo un osservatore, solo l’entità osservante, l’essenza imperitura. Non hai da temere, solo resistere un poco. Senti già le tue spalle calde? Percepisci la luce dietro di te, figlia dell’Est? Vedi già l’oro riflesso sulla terra alle tue ginocchia? Pazienta ancora, ed un nuovo abbraccio di vita e di calore ti darà conforto ed energia, ed illuminerà la tua strada. Arriverà presto ciò che asciuga tutte le lacrime, ciò che risveglia la dinamica della Terra, ciò che curerà le tue membra stanche.

E tutto questo prodigio, questa potenza, rinascerà di nuovo, rigenerandosi per milioni di giorni.

Sempre sarà, e sarà ancora…
…lo stesso Sole.”
The Mallard

7 commenti:

  1. ross

    Molto, molto bello!
    MI piace motlissimo l'idea dell'anima legata al corpo, di quanto possa aggrapparsi all'apparenza di ciò che la rende viva..senza capire che la vera luce è il riflesso di tutto ciò siamo nell'anima e che amiamo...

    mi sono permessa di pubblicarne il pezzo che mi piace più su facebook, a nome Mallard naturalmente :)

    ross

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  2. Davvero bellissimo post!

    Immagino la tua descrizione come ciò che hanno osservato i primi uomini sulla terra,
    che per quanto grandi fossero erano ingenui come bambini,
    non sapevano nulla se non ciò che osservavano e sentivano!

    E così lasci alle tue spalle tutti i tuoi preconcetti, le cose che hai imparato, e diventi puro come anima e corpo.

    E il sole diventa qualcosa di più di una stella, si avverte la sua grandissima influenza e si stringe uno stretto rapporto con esso.

    Bellissimo come sei giunto alla parte finale in cui scopri l'esistenza dei cicli e del ripetersi degli eventi, e in ciò ti consoli. Forse nella reincarnazione la nostra anima trova lo stesso conforto. Magari è qualcosa di simile.

    Complimenti!

    Paul

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  3. Grazie Paul, sempre complimentoso ;D
    Mi fa piacere che comunque tu abbia anche espresso la cosa più importante, ovvero il che cosa ti ha mosso dentro, il che cosa di ha dato e trasmesso.Questo è secondo me lo spirito dei commenti.

    L'ho scritta per una conferenza / riunione di un sanga, in cui ognuno doveva portare qualcosa sul tema della morte. Ho allacciato la sensazione che ho sempre avuto del "non sapere a che punto si è" o di "fraintendere il punto in cui si è" al fatto che ho notato non ci si possa accorgere dell'esser nel mattino o nel pomeriggio da una visione statica di un paesaggio che non si conosce. Similmente, noi vediamo un vecchio e diciamo "è alla fine", un bambino e diciamo "è all'inizio" ecc. Ma in realtà non sappiamo veramente né SE ciò è corretto, né DI CHE COSA sia o meno alla fine (o all'inizio). Non è forse incapace la nostra visione/intelletto di sancire con certezza o pontificare su questo? Non è forse l'istante stesso di ogni esistenza una mutazione della cristallizzazione più o meno accentuata dell' "energia primordiale omnipermeante", dell' "eterokrilno", dello "spirito santo"? , sia nel senso di una cristallizzazione, verso la materia, sia nel senso di un ritorno alla purezza ed all'essenza della più eterea forma di energia....concetto ormai scoperto anche dalla scienza con l'equivalenza massa-energia:
    E=γ*m*c^2
    "ogni massa è energia condensata", oppure, "se riesco a far reagire la materia in modo tale da generare un difetto di massa, quest'ultimo si trasformerà in energia")

    ...e massa-onda:
    λc= h / (m0*c)
    "ogni massa m0 ha un'onda corrispondente, di lunghezza λc"

    Il resto del racconto può esser interpretato come una metafora della vita materiale, cosparsa di brama (il che sarebbe un po' meno grave, se non fosse per la maggior parte dei casi "brama di ciò che non si vuole veramente", ma solo "brama di cosa ci è stato indicato debba essere convenientemente bramabile").

    Veramente poche volte riesco ad applicare questo pensiero del "non sappiamo dove siamo e come interpretare gioie o disgrazie", ma quelle poche mi aiuta nel conforto e nell'apertura di quello che alcuni riassumono nel "sia fatta la tua volontà", che non è accettazione passiva all'orientale, ma originaria apertura al poter-essere, accoglimento iniziale di partenza anche delle ipotesi più terribili, ma che sta alla base di ogni "potersi svegliare al mattino" confortandosi un poco dalla paura folle dei mille lutti quotidiani (perdite di ogni genere, anche piccole, non solo nell'accezione di "lutti fisici di persone care o meno").

    The Mallard

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  4. Mallard mi hai veramente ispirato con questo commento, hai parlato a miei termini e mi sono vermaente aperta nel leggerti....

    GRAZIE...

    ross

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  5. Grazie a tutti!
    è un onore sapere che il mio post/commento è arrivato a toccarvi ed è un onore ricevere complimenti da Voi!

    The Mallard

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  6. Bella spiegazione, davvero illuminante, non ho altro da dire se non farti ancora i complimenti. Hai sicuramente mosso qualcosa dentro di me e dentro tutti gli altri. Ottimo lavoro!

    Paul

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