lunedì 10 maggio 2010

The Mallard • Infanzia


Le immagini dell'infanzia possono non appartenere solo al passato. Tutti (uomini e animali) nelle condizioni di gioia e sofferenza ritornano nei ricordi e nelle sensazioni, persino nelle gestualità, all'infanzia. Chi ha passato (più o meno) un'infanzia sufficientemente felice, tende sempre a preferire le cose che gli ricordano quel periodo, inconsciamente.

Situazioni positive: sicuramente i meravigliosi atteggiamenti, che vengono fuori a tutte le età, che ricordano l’infanzia, se positivi, provengono da una condizione di partenza simile ad un “sentirsi a proprio agio”, partendo dalla situazione di “conforto” e di “mi sento al sicuro” di cui parlavo nell’altro post “Borrowed Heaven”.
Spesso vedi gli adulti lasciarsi andare e giocherellare tra loro quando sono fuori da lavoro o comunque con amici, coccolati, al sicuro, facendo “gli scemi” tra loro, divertendosi (chi non ha giocherellato con il/la propria partner aggiungendo a divertenti vezzeggiativi e nomignoli anche l’alzare di un’ottava la voce e facendo gli scemotti?!? Un po’ come quando si parla ad un bambino. E poi anche lo sfiorarsi il nasino l’un con l’altro, gli abbracci e tutte le coccole). Forse è vero che “l’adulto spacca”, ma è probabile che il bambino possa prendersi, su certi fronti, più libertà, tanto….è un bambino! Chi lo cazzierebbe per “mancanza di etichetta”?!?

Situazioni di malessere: anche nel malessere, anzi, più rapidamente, c’è un ritorno all’infanzia. Perché? Perché siamo “infantili”?!?Perché “non abbiamo le palle”?!? NO!
Perché inconsciamente, in cuor nostro, sappiamo che l’unico momento della nostra vita in cui c’era sempre la soluzione, in cui eravamo sempre aiutati ecc. (chi ne ha avuto la fortuna) è l’infanzia, e quindi abbiamo sempre insita la segreta speranza che il ritorno ad essa ci possa alleviare le sofferenze.
Eravamo in un “nido” sicuro, avevamo mamma e papà che erano i nostri tuttofare, pronti ad esaudire ogni nostro desiderio (almeno fino ad una certa età), a curarci fisicamente e spiritualmente, a farci un’iniezione di coraggio ogni volta ce ne fosse bisogno. Se non erano loro, erano altri (nonni, zii, supereroi dei cartoni o personaggi della fantasia) che in mancanza o inadeguatezza della figura genitoriale, sopperivano all’arduo compito. C’era sempre qualcuno a cui ribaltare la responsabilità (non solo la tua, ma anche quella molto più grande, dovuta al caso).
Ovviamente sto parlando di un’utopistica infanzia tutta felice, cosa che non è mai stata per nessuno, ne sono cosciente.
Ma di fatto questi “ritorni” con la mente succedono, ed anche spesso. È pacifico che si ricordino quasi solo le cose belle fino ad una certa età e che il resto venga spesso quasi rimosso (è stato dimostrato come un bambino abbia più capacità di rimuovere le brutte esperienze, almeno nella sfera del conscio).

E così trovi persone che, cresciute in una grande città, col traffico, con lo smog, catapultate a lavorare in un luogo più tranquillo dicono: “Vorrei più caos, vorrei vedere la coda in tangenziale dalla mia finestra, sentire lo smog ed i clacson!!” (ho degli esempi che hanno nome e cognome). E non ti dicono: “Che palle qua: almeno nelle grandi città ci sono più attrazioni.”, no, rivendicano proprio quelle caratteristiche ambientali, anche apparentemente sfavorevoli, ma che hanno più potenza evocativa e che gli ricordano un tempo felice, un tempo che comunque non aveva l’incertezza del futuro così marcata ed il senso della responsabilità affiancato all’abbandono al caso. Così, paradossalmente, anche se è la tangenziale bloccata ed i clacson che ti riportano (inconsciamente) all’infanzia, ciò ti potrebbe comunque far sentire meglio, come se, inaspettatamente, sorgesse, non si sa da dove, una sensazione di indescrivibile benessere. Qualunque cosa che ti ricordi i pomeriggi di pioggia a casa a guardare Batman, una copertina ed i rumori di tua madre che prepara la cena nell’altra stanza…ti danno un senso di sicurezza e conforto infiniti.

Nell’infanzia forse non c’era il quantitativo di libertà che sperimenta l’adulto (almeno COME la intende l’adulto), ma c’era chi ti risolveva i problemi, chi ti asciugava le lacrime e chi ti riempiva di coccole e amore, preparandoti a dover affrontare di nuovo quel poco di mondo che riuscivi a vedere.

Tra gli altri, Osho consiglia nei suoi libri proprio di ritrovare, in privato, questi stati dell’infanzia come se fosse una specie di meditazione. Magari su un prato, stendendosi, sentire l’erba e la terra…abbandonarsi sentendosi donati alla Terra. E se ti viene da piangere, piangi! Non importa se mamma e papà non ti potranno più sentire; il solo farlo inconsciamente ti ricorderà quei giorni e ti libererà, ti sentirai meglio.
Questo contatto intimo tra infanzia e natura, tra senso di amore e conforto infinito e fisicità dell’atto mi ricorda la parola inglese di “infanzia”, ovvero “childhood”. Non so se sia voluto, ma letteralmente potrebbe praticamente significare “capanna del bambino”, “tettuccio del bambino”, quasi a sottolineare il senso di protezione di quest’età che ti faceva sentire come sotto un’ala d’angelo.

E se vogliamo sperimentarlo di nuovo, quando possiamo e fuori da occhi indiscreti, nessuno ce lo vieterà.

Essere bambino da adulto è una parte della gioia del vivere.




The Mallard

2 commenti:

  1. Ringrazio sentitamente Vale per l'ispirazione che ho tratto dal suo post "il sole tra le nubi... ", di cui forse troverete qualche immagine di rimando all'interno di questo stesso post.

    :)

    The Mallard

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  2. Grazie Mallard, sono contenta che il mio post ti ha ispirato per scrivere "l'Infanzia"...

    Beh effettivamente è proprio così quando si è bimbi non si vede l'ora di diventare grandi,
    e da grandi si guarda con nostalgia l'essere stati bambini...
    Certi attimi che ti segnano li porterai con te per sempre!

    Credo che la socializzazione primaria sia fondamentale per la vita matura...
    certi bambini che hanno subito forti traumi ne porteranno i segni e i dolori per sempre...
    così come le gioie e i "bei ricordi" che tanto ci fanno da palliativo per placare gli animi sconbussolati!

    Per quanto riguarda fare gli "scemotti" con gli altri meno male che così è!
    Meno male che spesso riusciamo a vedere il lato comico delle cose ridendoci su, togliendoci la maschera della donna o uomo "tutto di un pezzo" e riusciamo a divertirci con semplicità, senza troppe questioni e muri di incomprensione!
    Quando si è grandi si dimentica velocemente di essere stati bambini, e ci si accanisce con violenza e orgoglio inpersonificando terminator!l'uomo che non deve chiedere mai!
    noo
    bisogna nel limite del possibile ridere e gioire ed essere "bambini" che sanno apprezzare le piccole gioie e dolori della vita...
    Quando stiamo male pensiamo spesso inconscimente a qualcosa di bello che possa alleviare quel dolore, un gesto che ci faccia sorridere anche se la laccrima è già li che scende...
    e sgorga via un emozione piovuta a dirotto su di noi,
    sui nostri sentimenti che scivolano ad un ricordo lontano di spensieratezza...per chi ha avuto un'infanzia felice...
    sìì perchè...
    ...L'infanzia è la parte più delicata della nostra vita le fondamenta che se messe male possono far crollare tutto ciò che ci costruisci dopo con amore...

    LA VALE

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