venerdì 16 aprile 2010

DONNY: "Solitudine come obbiettivo e necessità"

Stare soli non è facile, proprio perche bisogna fare i conti con se stessi, e perche in queste circostanze si accusa il famigerato "vuoto

interiore" che tutti possiedono in modo innato. Tutti però cercano di colmare questo vuoto attingendo dall'esterno: facendo cose, studiando, amoreggiando, con gli amici, con gli

svaghi, con il lavoro. Chi lavora poi nel tempo libero si tormenta di trovare un hobby pur di non restare "solo" (in questo caso per "solo" si intende anche il semplice

conversare con se stessi). Alla fine di tutto ciò però si ci rende facilmente conto, dopo una breve riflessione, che attingere dall'esterno non colmerà mai quel vuoto;

tutt'altro, nascerà una dipendenza dagli svaghi che dovranno essere sempre maggiori per colmare il nostro "vuoto".
Questo si dimostra proprio perchè ogni svago finisce, ogni ricchezza porta sempre al desiderio di maggior ricchezza, perfino quando uno trova l'Amore che cercava finirà col dover

notare i difetti di quel rapporto o addirittura, quasi inconsciamente, a creare problemi illusori nel rapporto proprio per creare il "Moto". Questo "Moto" che rappresenta tutte

le attivita: fisiche, intellettive, spirituali e sentimentali, è in fine il mezzo più comunemente usato per colmare il vuoto, che deriva dall'incapacità di vivere con se stessi..
Io trovo che anche una solitudine "forzata" sia un buon terreno di allenamento per imparare a conoscere se stessi, fare i conti col proprio interiore, e inoltre d'aiuto per

sviluppare l'intelletto (per intelletto non si intende la cultura o conoscenza che invece si sviluppa con conversazione e studio)..
Per tanto la "capacità di star soli" non è altro che il massimo obbiettivo che un individuo possa raggiungere (uso il termine individuo per indicare soggetti coscenti di

esistere, molti non lo sono).
Naturalmente questa solitudine deve essere dominata dalla ragione e non dall'emotività, questo per evitare di impazzire o di peggiorare la situazione; ogni individuo in linea di

massima, nella maggior parte dei casi, vive trascinato dagli eventi, manovrato dal caos e le sue stesse scelte, incosapevolmente, sono determinate da influenze esterne (proprio

per la proprensione ad attingere dall'esterno), per tanto ognuno è un automa governato dal "resto"; Invece un individuo che con la ragione consegue la capacità di vivere con se

stesso trarrà dal "resto" solo ciò che apprezza e rigetterà con facilità ciò che di negativo vi si trova senza il minimo sforzo, anzi sarà naturale.
Ma per non essere succubi del "resto" del "tutto" bisogna essere invece padroni del "tutto" nel senso in cui gli eventi che circondano lo spazio più vicino a noi, quindi

direttamente collegati alla nostra vita per non essere "causa" e le nostre azioni "effetto" è necessario che noi diveniamo "causa" e il resto "effetto". Questo vuol dire Seneca

con: "Per sottomettere tutto a te, sottometti te stesso alla ragione". Dove per tutto appunto si intende la nostra vita. Per tanto in conclusione per essere padroni della propria

vita è necessario passare dalla "solitudine" così da aqcuisire le capacità necessarie per conoscersi, gestirsi, affrontarsi, imparare a dominare le proprie scelte in modo

razionale (la ragione è l'unica cosa che realmente ci differenzia dagli altri animali, sarebbe stupido porla in fondo alla piramide che rappresenta la nostra mente ). E qui si ci

ricollega al tema del Post sulle aspettative, per mia opinione sempre, si giunge alla conclusione che l'individualità interiore risolve parecchi problemi compreso l'errore delle

aspettative ecc.. Tutto ciò si raggiunge solo con la solitudine, dove poi la persona intelligente troverà la fonte per colmare il proprio vuoto, non attingerà più dall'esterno ma

bensi da dentro se stesso; Sarà lui a generare il "moto", e sarà lui la "causa". Arrivati a questo punto dello sviluppo interiore poi l'individuo troverà la vera felicità e la

famosa "pace interiore" che rende gli illuminati così pacati e calmi anche difronte alle peggiori circostanze. Ma per arrivare li c'è molto da fare. Io stesso sono ancora all'inizio, ma

gia ora apprezzo e trovo molto piu appagamento nella solitudine più che in compagnia, o in mezzo alla ressa, quest'ultima appunto inizia a mutare in un fastidio che mi distoglie

dai miei interessi che appunto sono dentro di me e non fuori.... Tutto ciò, in me, è nato grazie a persone che, principalmente a causa mia, hanno contribuito alla mia solitudine,

e in fondo le ringrazio; anche se non capiranno mai chi sono..


Donny.

21 commenti:

  1. Il tuo post è molto interessante. Credo ci sia stato un errore generale sulla pubblicazione dei commenti. :)
    non lo avevo ancora letto quando ho scritto.
    comunque mi ripeterò.

    io amo stare sola. sto benissimo da sola. il vuoto di cui parli non l'ho mai sentito. quando sono sola sento l'opposto del vuoto. non c'è nessuno che mi capisce più di me stessa, nessuno ride così tanto alle mie battute come me stessa. mi diverto un sacco con me. la mia autostima è ad un livello particolarmente basso ma nonostante questo mi sto abbastanza simpatica. quando sono triste mi consolo, e solo io so come consolarmi per davvero. quando sono felice lo condivido con me stessa e cammino per la strada sorridendo! come mi è successo ieri sera... anche se ero un po' brilla e barcollavo per via balbi da sola alle 2.
    dopo una bellissima serata, piena di emozioni, soddisfazioni, amici e contatti con un sacco di persone... bè, ho ripercorso a mente tutte le sensazioni provate, una per una e me le sono rigustate due, tre, quattro volte prima di dimenticarle un po'. non c'è niente di più bello. in un certo senso egoistico.
    e non dimentichiamo la masturbazione!! meraviglioso!!!!
    boh raga, non so come spiegarmi.
    anche io come te sto cominciando a non cercare più la massa, la gente che fa, brega. io ringrazio le persone che mi sono vicine, perché è grazie a loro che sto bene in solitudine.

    mati

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  2. ah!!
    la solitudine non è mica una follia è indispensabile per star bene in compagnia...
    sempre lui, il signor g

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  3. Pienamente d'accordo con l'ultima frase.. bè se riesci a vivere così è grandioso, non è una cosa comune.. Per solitudine io non intendo solo quella "sociale", parlo del semplice non avere nessuno stimolo esterno: musica, tv, ecc.. come ad esempio stare seduti su una sedia per più di un ora a fissare il vuoto senza provare noia.. questo intendo per "solitudine", cioè quando uno è completamente da solo con il proprio interiore, se riesci a vivere questo con serenità in modo innato è fantastico.. la maggior parte delle persone invece non ne sono in grado, e quando sono "sole" staccano la testa... e a mio parere questa è la causa di molti dei problemi che troviamo in società dallo stupro al semplice vizio del gioco o del bere, nel primo caso l'incapacità di gestire i propri istinti che in accumulo poi sfociano nella follia e nell'egoismo più totale, negli altri due casi la noia che deriva dal "vuoto", dall'incapacità di comunicare con se stessi che inevitabilmente porta alla dipendenza a qualcosa di esterno; anche Froid e Jung in merito dicono molto, ma in realtà tutti i saggi da Confucio in poi, da Aristotele, così come gli psicanalisti più famosi ripetono continuamente queste cose.. ( essendo noi ora in una società capitalista è pìu importante che una persona produca un bene piuttosto che arricchire il bene che già possiede in sé, ma per questo dovremmo discutere sulla Parrucchiera..).. in ogni caso alla fine "I saggi continuano a ripetere sempre le stesse cose e gli stolti continuano a fare sempre le stesse, cioè l'opposto".

    Donny.

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  4. Interessante il tuo post Donny..
    e mi ricollego a ciò che sto anche studiando...
    ovvero quello dei gruppi...
    Mi spiego meglio noi stiamo sempre in gruppo (dalla famiglia,amici,lavoro ecc ecc)
    stare soli non è semplice..stare soli con se stessi e conoscere se stessi davvero non è facile..
    ma io dico che occorre fare attenzione allo stare "soli" se questa cosa è ricercata ok..
    i ritagli per se stessi sono ottimi,
    ma altre volte il stare "troppo" soli con se stessi NON AVVIENE proprio come scelta....
    e a lungo andare adattarsi troppo a stare soli poi si fatica davvero tanto al relazionarsi con gli altri...con il gruppo la massa e questo crea una "individualizzazione patologica" la spersonificazione dell'individuo che crolla nella sua depressione a furia di fare ttt da se e non ha pià fiducia in nessuno..
    Questo è un po un caso limite...ma molte volte stare troppo soli è un rischio perchè gli amici , il gruppo le risate fanno bene e tutti questi aspetti che richiudiamo in noi come il stare bene soli derivano dal stare bene con gli altri...
    e' chiaro che se non si sta bene con gli altri, se non si trova un armonia con chi ci circonda si farà davvero fatica a stare bene con se stessi e a sopportare il "stare da soli"

    il male della società è la solitudine e non essere capiti dagli altri...da se stessi ci si capisce ma se poi non hai un riscontro con la società positivo questo a lungo andare logora tantissimo....visione molto Durkheimiana...!

    LA VALE

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  5. Donny Credo anch'io nella necessità di sfidarsi nella solitudine ma cè un valore basilare per intrapprendere questo viaggio: la modestia

    La modestia non fà credere di potercela fare a priori e pone sempre in condizioni di autocritica. Anche se ti conosco abbastanza posso dire che solo dal tuo post si legge la tua modestia nell'affrontare questo percorso, quindi buon augurio!

    Vale, le persone con problemi di depressione hanno le loro naturali protezioni psicologiche debilitate o completamente fuori uso quindi si ritrovano sia in balia di se stessi quando sono soli sia in balia degli altri quando sono in compagnia. è molto delicato e soggettivo il discorso depressione, ma in linea di massima si può dire che per vivere bene bisogna coltivare buone amicizie e un buon ego in prevenzione.

    ANDROJINN

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  6. ANDROJJN TTT NOI NON SOLO CHI HA PROBLEMI D DEPRESSIONE DEVE INTERAGIRE CN GLI ALTRI.....
    SE C S ISOLA TROPPO POI NON C S RIESCE PIù A RELAZIONARE CN NESSUNO.......

    LA VALE

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  7. bè si l'isolamento prolungato e forzato porta a considerevoli problemi psichici.
    Ma stare da soli qualche ora, o un giorno o due, per scelta, si può stare benissimo, anzi!

    mati

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  8. ah beh ok..... quello sìì!

    vale

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  9. sarà per quello che fatico a socializzare.. :) .. no non è vero.. bè non saprei, in adolescenza e prima sono sempre stato solo e ci soffrivo tantissimo, avevo un limite nell'interagire con gli altri, non vi riuscivo proprio.. poi mi sono sforzato di imparare a parlare con le persone anche di "cazzate" ( da ragazzino se il discorso non era serio non ne prendevo parte ); si potrebbe dire che nella prima fase della mia vita sono rimasto "solo" ad ascoltare quello che gli altri dicevano e a osservare ciò che facevano, quasi per imparare i comportamenti "umani", e quando poi, finalmente, sono arrivato alla capacità di relazionarmi con il prossimo ho perso l'interesse nel farlo.. non perche la solitudine mi ha limitato nel relazionarmi, anzi mi ha spronato in questa direzione, ma perchè difficilmente trovo piacere nel trovarmi in situazioni collettive eccetto quando queste (come qui) mi donano un'arricchimento.
    Logico è che se una persona si isola in solitudine per problemi depressivi questo puo solo peggiorare la situazione; appunto per questo nel post ho precisato: "sotto il controllo della ragione" (che figata citarsi da soli, fa sentire importanti.. :) )..

    Donny

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  10. Vale... che "OGGETTO PER GONFIARE LE RUOTE DI BICICLETTE" CHE SEI!! Nessuno sta cercando di imperare la solitudine ad vitam, certo che è bene anche socializare.

    ANDROJINN

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  11. caro Donny ti capisco bene... e mi riconosco in quello che dici...
    anche io ho sempre avuto problemi a inserirmi nei gruppi e ancora adesso faccio fatica... sono quella che osserva guarda come se volesse imparare...infatti nei gruppi troppo grandi io mi annullo come personalità..
    questo deriva da una socializzazione infantile errata e di poca fiducia in me...
    :)
    cmq poi dipende dalle circostanze,,
    e credo d definirmi uno spirito libero ogni tanto staccare la spina da tutto e tutti aiuta :)

    LA VALE

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  12. ANDROJINN LO SO SONO UN Pò PEPIA...
    EEEH VA BEH :p

    LA VALE

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  13. Sto pensando molto a questo ultimamente. La vita da erasmus che sto attraversando in questi ultimi mesi mi ha posto molto davanti a questo fatto. La solitudine qui può diventare qualcosa di difficilissimo da ritagliarsi. Mi spiego. Alla sera per un motivo o per l’altro si finisce sempre per uscire, o meglio per andare da qualcuno che ti invita a cena da lui o ti propone qualcosa. Io di solito sono uno che propone fa intraprende brega qua mi capita molto piu il contrario. Le cose ti cercano. Mentre molte volte con l’ansia da non sopportare la solitudine uno si organizza la giornata come una tela da cucire per non lasciare nessuno spazio vuoto. Il risultato è la sensazione di frammentarietà che non porta da nessuna parte. Tante cose fatte gente vista parafrasando Moretti ma nessuna crescita germogliare sviluppo. Solo un ammazzare il tempo con complici variabili. E così non va. Che come dico sempre le cose migliori sono quelle che accadono quando non le pianifichi, e se hai l’ansia da non stare da solo ti riempirai talmente tanto le tue tabelle da non aver spazio per magnifici imprevisti e serendipity varie.
    Io per tornare a dove ero partito spesso in varie stagioni della mia vita ho temuto la solitudine. La ho temuta quando non mi sentivo presente a me stesso. Allora si cercano gli altri sperando di ottenere presenza a se stessi attraverso l’essere con gli altri. Ma se uno non è all’altezza di se stesso, se non è quel minimo cosciente vigile recettivo la presenza degli altri non la sentirà neppure. Li userà, ma non lasceranno nessuna traccia. E ora mi capita il contrario. Mi capita che sento fisiologicamente, come dover andare al cesso o mangiare, che ho bisogno di un’ora, due, una sera di solitudine. Ma anche li. Che solitudine? Se uno si caccia nei social networks non è vera solitudine, anzi, è una intersoggettività ancora più alienata. Spesso stare solo e stare in casa son due cose che si fanno una e quasi non si distinguono. Io so che ho bisogno di molta solitudine, perché ora posso gustarmela, sto abbastanza bene per trarne energia e non al contrario per farmi sbranare dai miei demoni interiori. Ma se sto in casa vado in pappa. Non percepisco piu nulla, i sensi mi si intorpidiscono, divento rimbambito prima ancora che annoiato. E la noia il rimbambimento sono il terreno piu fertile su cui coltivare le proprie paranoie. E noia e dolore spesso si scambiano. Uno sembra l’altra. Noia che poi per come la vedo io è l’impossibilita di partecipare a una situazione ricevendone pienezza, è un altro fenomeno dell’assenza. Molti han paura della solitudine perché in essa si annoiano, cioe si sentono presenti ovvero vivi solo parlando qualcuno con parlare. E quante situazioni di essere con gli altri producono solo parole, parole, parole, che nevroticamente gli uni ci si vomita addosso con gli altri?
    Così, ho preso la sana abitudine di concedermi appena posso una passeggiata in un bosco che ho trovato dietro casa mia qui a Tubinga. Stamattina, quando ho mosso i primi passi, ero intorpidito e confuso. Fossi rimasto a casa sarei andato in paranoia sicuro. La tesi, il futuro, gli affetti. Ma camminando nella solitudine con l’aria di quel piccolo bosco mi son sentito presente pienamente alla vita, mia e di quel bosco, e son stato bene. Quindi, ben venga la solitudine se, come la verità, si è abbastanza forti da sopportarla.
    Coccia

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  14. Paranoia, panico.. Pan ci richiama alla natura, forse è per questo che nel bosco troviamo pace..

    Donny.

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  15. Forse proprio il distacco del bosco crea una sensazione diversa...di pace... rispetto a fare un giro dove ci sono mille persone...
    Un luogo affollato crea cmq una situazione quasi di disagio, paranoie relative al pensiero "sono solo.." o cmq se ci sono altre persone instintivamente il nostro subconscio può crearci sensazioni di disagio, quasi di fastidio..
    mentre il bosco..la natura l'evadere dai rumori dal caos quotidiano confusionario secondo me è sinonimo di "tranquillità...stare soli con se stessi" senza nessuno...!

    LA VALE

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  16. ROSS

    Mah..io non concordo assolutamente che la solitudine prolungata porti a problemi psichici come dice La Vale, mi sembra veramente una sciocchezza, scusami vale, magari non ti ho capita! .. semmai porta assolutamente e giustamente ad affrontare i propri problemi psicologici: l'approccio con il proprio pensiero e quello che solitamente viene diretto dalla comune convenzione sociale e i propri conflitti interiori, conflitti che ogni essere umano domina con lo svago o la distrazione solita che è cosituita da ogni realtà odierna che definiamo col-staccare la spina-, oppure per diventarne alla fine dipendente.. Non ho mai conosciuto nessuno che amasse senza Pretendere amore, nemmeno me stessa quasi tutt'ora, proprio perchè sono processi molto difficili e delicati da intrapprendersi con maturità ed intelletto emotivo..processi degni di nota.

    La solitudine la definirei una capacità, ma per lo più una possibilità, che pochi hanno non perchè siano meno o più forti, più o meno predisposti, ma perchè si dovrebbe essere in grado di Cercare di comprendere la natura degli eventi e del nostro vivere, passato, presente e futuro,(senza tanti libri per le balle, solo intelletto) per svilupparne un seguito ragionato.

    Quel che facciamo oggi, come disse qualcuno -che, mi spiace, non ricordo-, in questo blog, citando Nietzsche, è : 'avere un approccio reattivo e per nulla attivo', stimo e appoggio molto quest'affermazione che spiega in gran parte il discorso generale del lavoro su se stessi e del risveglio dalla condizione umana di dipendenza da ogni canone sociale convenzione, abitudine, è brutto dirlo ma siamo nati con limitazioni che 2.000 anni fa i bambini non avevano, il lavoro eventuale da poter fare su se stessi era complicato ugualmente, ma non avevano la limitazione di quella formazione che determina che il nostro stato è uno e indissolubile, ci insegnano che ci sono determinate regole che non possono essere contraddette; insegnano che, cose come comportamento, studio, espressione, interazione etc, sono disposte entro a canoni e stampi sociali che vanno seguiti e improntati come fanno tutti perchè questa è la vita dell'Uomo e ognuno deve percorrere la direzione a cui l'Uomo si è indirizzato.

    -continua sotto

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  17. continuazione del commento precedente:

    -Alcuni studi rivelano che l'uomo, com'è noto un pò a tutti, ha grandissime potenzialità, ma ciò che non è noto è che dopo una certa età infantile non possono più essere sfruttate completamente proprio perchè queste potenzialità vengono bloccate, limitate in una maniera inimmaginabile: se il bambino conoscesse l'oggetto senza venire condotto all'insegnamento per usarlo o capirne la natura, l'utilità, lo scoprirebbe da solo, sfruttandone ogni suo utilizzo, o modificandolo, dando così piena espressione alle sue notevoli predisposizioni intellettive.
    Alcuni esperimenti alcuni certo non lodevoli hanno evidenziato un intelletto nettamente sopra alla media di qualsiasi adolescente dopo aver seguito uno sviluppo del bambino senza insegnamenti per un tempo di circa 5 o 6 anni.


    Questo per dire che, a mio parere, concordando appieno con il tema in questione, la solitudine ci permette di far affiorare alcune di queste capacità soppresse, di rientrare in contatto con la nostra natura di uomo capace di quell'intelletto che molti definiscono intelligenza innata,e così non è, di conoscere la natura di sè stessi, delle proprie peculiarità e potenzialità "evolutive".
    Io sostengo che la solitudine porti anche ad un considerevole dolore emotivo e razionale ma è ben noto che l'emozione che più stimola forza interiore, determinazione, coraggio, presa di coscienza, stimolo, è il dolore;
    da quest'ultimo impariamo a comportarci come ne conviene per la nostra serenità, da questo si dovrebbe intuire il comportamento da avere col prossimo per evitare che soffra per causa di nostre azioni impulsive; dal dolore rinasciamo mentre dallo stato di serenità non facciamo altro che proseguire un pò ingenuamente il nostro cammino senza miglioramenti perchè ci basta quella scintilla di gioia per egoisticamente essere felici della vita propria e del mondo, siccome la vita è vita punto e basta.


    ROSS

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  18. No figurati Ross nessuna offesa! anzi :)BENE VENGANO le opinioni divergenti!!:)

    x la solitudine del troppo isolarsi fa male..
    io ne so qualcosa...in passato sono stata sempre una che preferiva restare in disparte in solitudine a pensare a"se stessa" a riflettere.... ma a lungo andare secondo me lo stare TROPPO soli logora...
    a volte dobbiamo prenderci del periodo solo per noi e questo è sacrosanto! vero..però secondo me la vera riflessione su se stessa...la vera percezione di se stessi la si capisce interagendo con gli altri..parlando con gli altri...confronto continuo..
    stare nel gruppo è imparare a vivere con gli altri e con se stessi...lasciandosi i giusti spazzi e le giuste fughe...
    imparare a volersi bene davvero stando insieme agli altri...

    da se stessi non si scappa mai!

    LA VALE

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  19. sono quasi d'accordo con Ross se non fosse che ho il sentore che quello che intendi sia ricercare un "ritorno al nulla" attraverso la solitudine, ritorno ad una parte del nostro cervello arcaica e primordiale...
    ...questa è la parte codarda della ricerca interiore...
    ANDROJINN

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  20. O forse è necessario conoscere anche quella parte?..
    Ovvio il lavoro deve comportare molto di più..
    e per quando uno è solo pur in mezzo agli altri o viceversa pur essendo solo riesce a non esserlo?

    Donny.

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  21. Non si tratta di ritornare ai primordi della natura umana, anzi, il contrario, ma per logica devi sapere chi sei stato e chi sei per sapere cosa dovresti-potresti-vorresti essere, si tratta di fare quel salto qualitativo che rallentamenti istintivi hanno portato allo stop evolutivo.

    Ross

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