
I risultati di un ragionamento sono in realtà i risultati dell'inconoscibile volontà: è colei che “ha la volontà” di far nascere un pensiero, anche se non ne siamo coscienti.
Ma allora, per quale necessità ha creato come mediatore il ragionamento tra lei ed i risultati?
La volontà è essa stessa sia il risultato, sia il ragionamento.
Coincide con due manifestazioni.
Ma solo quest’ultime, come tali, hanno avuto luogo in tempi e spazi diversi, essendo parte del mondo della molteplicità delle rappresentazioni.
L’essenza della volontà, invece, immune dalla schiavitù causale, non conosce tempo né spazio.
“È”, sempre e in ogni dove.
È il “sempre” e l’ “ogni dove”.
The Mallard
Davvero un bello spunto, mi spiace non ci siano commenti da cui partire.
RispondiEliminaCredo che in questo discorso risulti poco chiaro il concetto di "volontà".
Cosa intendi tu per volontà? perchè ad esempio parli di volontà della volontà, ma qui entriamo in loop e non si comprende l'obiettivo del ragionamento.
Secondo, se io raggiungo la coscienza della volontà, che ripercussioni potrebbe avere nel ragionamento e nei suoi risultati?
Paul