domenica 1 agosto 2010

Coccia - della scrittura

sentivo che sarei tornato a scrivere disinteressatamente dopo mesi. lo sentivo da un po' di tempo. a poco a poco la sensazione dello stare per tornare a scrivere mi ha preso. e ora, mentre lo sto facendo, mi sta piacendo moltissimo. un interessante esperimento, quello del tutto spontaneo per cui non ho scritto praticamente una riga negli ultimi sei mesi o giu di li. un fatto significativo, che mi porta a chiedermi e a chiedervi quale sia il vostro rapporto con la scrittura. se questo blog esiste è perchè la gente oltre ad avere delle idee dei pensieri delle emozioni sceglie di scriverle. quanto scrivete di quello che vi attraversa? Quanto siete grafomani? in passato mi recriminavo molto la mia pigrizia. pensavo che stavo sprecando battute strepitose e pensieri brillanti senza scriverli. di fatto credo che ci sia poca roba divertente o solare da leggere in giro perchè questi stati d'animo conducono poco allla riflessione sulle cose che la scrittura è per definizione. e quindi mi chiedo che rapporto ci sia tra la riflessione e la scrittura. ci sono stati dei momenti in cui credevo nel valore terapeutico della scrittura. mettevo tutto nero su bianco per vederci chiaro. erano anche i momenti in cui vivevo nell'equazione ovviamente fallace per cui saper enunciare una cosa, chiarirla, darle un nome, equivaleva di fatto a risolverla. le parole avevano quasi un potere primordiale, tribale, di placebo. o forse era solo un banale sfogo. o forse qualcosa di piu profondo. era il fatto che credevo che avrei ottenuto uno stato di benessere solo ponendomi davanti ai miei occhi tutto. scrivere era un modo di far riemergere le cose sottaciute che non vengono messe in questione o che la cattiva coscienza mette per farci quietare sotto il tappeto. ero molto convinto e lo sono tutto sommato ancora che mettere le cose sotto il tappeto nascondersele sia l'origine di molti malesseri. scrivere allora era terapia allo stato puro. si compieva quell'operazione di verita, una verita anche crudele e spesso per nulla attraente. e allora il rapporto tra scrittura e rendere pubblico. quanto di quello che scrivete lo rendete pubblico? quanto non lo renderete mai pubblico? quale è il senso secondo voi di scrivere qualcosa che non leggera nessuno a parte voi stessi? confesso che a volte mi fa piacere ritrovare vecchi appunti di sensazioni e quindi li scrivo oggi per ritrovarli in futuro, quasi come pollicino. lascio le molliche esistenziali. in questi sei mesi non ne ho lasciate di esplicite. ma molte di implicite. forse sono passato dal dichiarare le cose al mostrarle involontariamente. mi piace piu mostrare che dimostrare, lasciarvi capire a voi delle cose piuttosto che dichiararle apertamente. mi piace piu farmi leggere che scrivere. metaforicamente e non. tanto stiamo parlando di noi stessi con molta piu verita soprattutto quando non è noi stessi l'argomento del nostro parlare... il nostro io è sempre con noi. e il momento in cui forse ne capiamo meno è quando ne facciamo un oggetto, diciamo 'ora parlo di me'. in passato mi piace parlare di me. descrivermi. ripeto, sentivo di dover dimostrare qualcosa. mi piace cercare e trovare gli aggettivi piu adatti, piu essenziali. non so se per insicurezza o per vanita ma francamente ora non mi interessa. in passato mi sarebbe interessato,ora no. forse credo meno nell'introspezione, in un certo suo tipo. credo sia sopravvalutata. le cose parlano da sè. e per questo che mi piacerebbe parlarne il meno possibile e lasciare che parlino esse stesse...

4 commenti:

  1. E' vero è da un pò che non scivi nel blog, ma credo che sia la giusta conseguenza di attimi che stiamo vivendo intensamente e che non riusciamo a descrivere oppure stacchiamo la spina e decidiamo di darci del tempo non sovraffollando la mente di troppe idee..
    credo che sarebbe snaturale scrivere quando non si ha la giusta voglia di farlo...
    quando non si ha la concentrazione
    e credo che questo blog senza scadenze ne obblighi sia un pò lo spirito vivo della nostra coscienza..
    Se in questi giorni vivo emozioni stupende magari non riesco ad esprimerle in seduta stante..e così prendendo tempo sò che magari in un giorno di pioggia mi verrà la voglia di scrivere e di condividere con voi queste "emozioni" cercando di spiegare un pò quello che provo...
    Penso che si è perso un pò l'uso della scrittura...della grafia... del scrivere una lettera e poi lasciarla al mittente... quella sensazione di annusare la carta...di assaporarla!
    Però sono anche consapevole che leggere quello che ho scritto e che scriverò o stò scrivendo mi lascia sempre quell'emozione dentro me stessa...quella voglia di capire e raccontarmi e misurarmi... conoscere se stessi per capirsi meglio...leggere gli altri per migliorarsi..
    Condivido le tue parole Coccia, perchè tramite il tuo "scrivere" riesci sempre a trasmettere una parte di te e di farti "leggere" anche quando non scrivi nel blog!

    LA VALE

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  2. Sono contento di fare la tua conoscenza leggendo questo tuo post.
    Sono entrato a far parte di questa grande famiglia durante il tuo "silenzio" quindi è la prima volta che mi ritrovo a leggere le tue parole.

    Sono molto d'accordo con le tue parole, credo che il fatto di scrivere sia una terapia, un modo per aprire la nostra anima e farne uscire una piccola parte.

    Non so se per voi è uguale, ma spesso passo settimane senza scrivere nulla, e poi ad un certo punto mi sento come se fossi "pieno di me", come se i miei sentimenti non ci stessero più in unico corpo, e allora devo scrivere...può essere una poesia, una canzone, una frase, una parola su un post-it...ma dopo averlo fatto mi sento meglio, sento di aver riversato qualcosa di me...

    e da quando ho scoperto la famiglia del barbiere ho trovato persone simili a me, ho avuto modo di confrontarmi con opinioni differenti, ho letto e mi sono appassionato a molti post e ho scoperto che ora c'è qualcosa di più, c'è un nuovo passo che possiamo fare per crescere interiormente, ed è quello di aprirci, di non avere paura di essere giudicati da altre persone, di mostrarci per quello che siamo, di condividere con altri le nostre passioni e le nostre paure...

    ...e a volte ci ritroviamo solamente a leggere, non commentiamo perchè non ne sentiamo il bisogno...ma come dice la Vale, è proprio questo il bello, il fatto che questo angolo di mondo sia così privo di regole e obblighi...

    ...così la terapia diventa collettiva, ci mettiamo in gioco, le nostre anime giocano tra di loro scambiandosi parole, e di giorno in giorno scopriamo di essere persone più profonde...

    Paul

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  3. Per me scrivere è un semplice divertimento. Nessuno sfogo, non mi cambia niente lasciare i pensieri nella mia testa o scriverli da qualche parte. Un divertimento, come sport o hobby. Magari analizzando la cosa dal punto di vista stilistico "ho fatto meglio di ieri". Le pagine del mio diario, non sono mai uno sfogo ma un tentativo di evitare di perdermi nel tempo, di non ricordare più. Tentativo che ogni volta fallisce miseramente. Per di più in un pessimo italiano.

    Mati

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  4. A volte per me scrivere serve a esternare un pensiero "automatico", io lo prendo dalla mia testa e lo sbatto sulla carta o sul blog un po come sto facendo ora, in questo modo il pensiero non è piu in me, ma è qui.. questo mi allegerisce e mi permette di osservare il mio pensiero in modo distante quindi distaccato, in questo modo appunto distaccato posso analizzare il mio pensiero dall'esterno, non è piu il mio pensiero diventa semplicemente un qualcosa di scritto e io lo osservo senza coinvolgimento; lo analizzo lo rielaboro e quindi lo supero passando a qualcosa di successivo, inoltre il mio agire non è piu condizionato da quel pensiero, ne è esterno quindi non coinvolto quindi piu obbiettivo.. a volte scrivo, rileggo, poi non mi piace (noto qualcosa di troppo impulsivo, qualcosa che non mi appartiene) allora cancello tutto e più lucido riscrivo da capo..
    Ma ancora piu spesso scrivo perche nel pieno respiro di gioia quando raggiungo la lucidità e comprensione di una riflessione caotica interna che perdura da mesi, mi sento inevitabilmente obbligato a condividere questa mia ri-presa di serenità forse anche nella speranza che gli altri leggendola possano arrivare a quel punto di quiete senza passare dalla tempesta che la preceduta.. ma questo ovviamente non funziona poiche come si è visto non mi basta scrivere Fede perche qualcuno trovi la fede, ci deve arrivare per sue vie, per suo tempo.. per cui tornando al principio mi rimane obbligato concludere che alla fine scrivo solo per me e mai per gli altri, a volte per placare gli impulsi elettromagnetici che attraversano la mia corteccia altre volte per saziare una speranza con un illusorio parlare di ciò che ho scoperto.. in ogni caso comunque scrivere mi allegerisce, e per fare un gioco di parole, dato che intendo salire essere leggero mi viene comodo, quindi scrivere mi viene comunque comodo..

    Donny.

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